Il decano dei giornalisti trentini, Mario Antolini, ci onora da anni della sua amicizia e della sua partecipazione. Siamo colpiti da questo straordinario studio, nell'occasione del centenario di questo tremendo conflitto, che esamina le premesse ed il corso dell'assurda tragedia.

Ci ha interessato notevolmente la diversa visione della "inutile strage" che si respira dalle pagine di un trentino. Non scordiamoci che, fino alla resa dell'Austria ed oltre, il trentino era parte integrante di quell'Impero, e come tale partecipò alla guerra. Lascio a voi il giudizio, certo ammirativo, per questa dimostrazione di senso storico e di conoscenza profonda dei fatti accaduti.

 

G.


Guerra  1914-18  mese  per  mese  -  Luglio 1917

Ancora stragi da occidente a oriente e sul fronte italiano

Orribili ed oggi incomprensibili le tante fucilazioni di “ammutinati”

 

 

di Mario Antolini Musón

 

Un mese di luglio 1917 segnato da avvenimenti - bellici e storici - che hanno lasciato il segno, come “la giornate di luglio” della rivoluzione russa, gli ammutinamenti in Russia e in Italia, le apparizioni di Fatima e la condanna a morte d Mata Hari. Nella sequenza seguente, la continuazione delle azioni belliche e politiche.

     «1 luglio 1917. Fronte orientale. Offensiva russa nella Galizia. Dietro ordine di Kerenskij, inizia un’offensiva russa nella Galizia orientale, su un fronte di 80 chilometri. Avanzano 31 divisioni, l’obiettivo del generale Brusilov è di arrivare a Leopoli.

     3 luglio. Fronte orientale. Ammutinamenti anche tra i Russi di Brusilov. La rapida avanzata dei Russi nella Galizia orientale, che è costata agli Austriaci e in misura minore ai Tedeschi 10.000 prigionieri, si arena sul moltiplicarsi degli episodi di diserzione: le unità in prima linea si rifiutano di continuare a combattere, quelle delle retrovie non vogliono prenderne il posto.

     6 luglio. Fronte mediorientale. Gli Arabi strappano Aqaba ai Turchi. Il capitano britannico T. E. Lawrence (Lawrence d’Arabia) vede 2.500 Arabi sopraffare i 300 Turchi posti a difesa del porto di Aqaba, sul Mar Rosso.

     7 luglio. Londra. Il governo inglese istituisce un corpo ausiliario femminile. Donne per la prima volta in divisa: partiranno per la Francia, saranno telefoniste, impiegate, istruttrici ed altro.

     12 luglio. Fronte occidentale. Nei pressi di Ypres i Tedeschi attaccano per la prima volta con un nuovo gas, che sarà poi chiamato iprite: provoca vesciche e ustioni sulla pelle, cecità temporanea, se inalato anche morte. 50 mila granate intossicano 2.000 soldati alleati; ne muoiono 87.

     13 luglio. Berlino. Bethmann Hollweg si dimette, il potere passa ai militari. Accusato un po’ di tutto dai militari, dalla penuria alimentare al morale dei marinai della flotta d’alto mare, e da ultimo, da Hindenburg e Ludendorff, della risoluzione di pace con la Russia proposta al Reichstag, il cancelliere tedesco Theobald von Bethmann Hollweg è costretto alle dimissioni. Il potere reale ora è pienamente nelle mani di Ludendorff e Hindenburg.

     16 luglio. Fronte italiano. Dura repressione di una rivolta scoppiata nella notte nell’accampamento della Brigata Catanzaro a Santa Maria la Longa (Udine): 28 fucilati. All’ordine di un reimpiego in prima linea, molti soldati si sono ribellati. Due ufficiali e nove soldati sono rimasti uccisi. Il comandante della brigata ha ordinato la fucilazione immediata di 16 indiziati e 12 «estratti a sorte per la decimazione». La protesta si ripercuote nelle retrovie. È certo il più grave caso di ammutinamento nell’esercito italiano durante la guerra. Questi casi portano a una quarantina di esecuzioni sommarie con il ricorso alla decimazione; ben trecento fucilazioni sommarie tra gli Italiani. Le circolari del Comando supremo del 28 settembre 1915 e del 1 novembre 1916 prescrivevano di «passare immediatamente per le armi i recalcitranti e i vigliacchi» e di ricorrere alla decimazione nel caso non fosse possibile individuare i responsabili di gravi reati collettivi. Le esecuzioni accertate per fucilazione sul campo e decimazione furono circa 300 nel corso della guerra. Circa 750 le condanne a morte eseguite dopo regolare processo (le condanne a morte comminate dai tribunali furono nel complesso circa 4.000, quasi 3.000 delle quali in contumacia; 311 non furono eseguite).

     16 luglio. Fronte occidentale. L’artiglieria alleata apre il fuoco sulle linee tedesche in preparazione di una grande offensiva nelle Fiandre.

     17 luglio. Fronte occidentale. Gli Inglesi rispondono agli attacchi chimici tedeschi con 100.000 proiettili al cloro; muoiono 75 soldati nemici.

 

     18 luglio. Pietrogrado. Disordini a Pietrogrado, Lenin entra in clandestinità. Dimostrazioni di piazza appoggiate dal Comitato centrale bolscevico soppresse con l’impiego dei militari. 

Distrutta la sede della Pravda. Il governo provvisorio adotta misure contro i bolscevichi: Lenin e altri entrano in clandestinità.

     19 luglio. Berlino. Il Reichstag vota una inutile risoluzione di pace. Con 212 voti favorevoli, 126 contrari e 17 astenuti, passa al Reichstag una risoluzione di pace che sollecita il governo tedesco ad adoperarsi per «la pace concordata e la riconciliazione permanente». Proposta respinta dal neo cancelliere Michaelis, che non ritiene il parlamento «idoneo a decidere della guerra o della pace». Il giorno dopo la respinge anche Guglielmo II.

     19 luglio. Fronte orientale. Controffensiva tedesca, la Galizia torna austriaca. I Tedeschi sfondano le linee russe a Zolocev, su un settore di 20 chilometri, e di fatto riconsegnano all’Austria la Galizia orientale. I Russi si ritirano, in alcuni settori i soldati si rifiutano di combattere e fuggono. Oltre 6.000 i prigionieri.

     25 luglio. Parigi. Mata Hari condannata a morte. Al termine di un processo durato due giorni, la corte marziale giudica Mata Hari colpevole di spionaggio e la condanna alla fucilazione.

     29 luglio. Roma. Nascono i reparti d’assalto italiani, i cosiddetti Arditi. Si sviluppano come corpo a sé stante, con una propria uniforme e un addestramento differenziato, superiore a quello dei normali soldati. I primi reparti vengono creati nella II armata del generale Capello.

     31 luglio. Fronte occidentale. Comincia la battaglia di Passchendaele. Inizia la terza battaglia di Ypres, o battaglia di Passchendaele o, per i soldati britannici, semplicemente “Passchendaele”. Dopo giorni di bombardamento (sono stati sparati oltre quattro milioni di proiettili), alle 3,50 muovono all’attacco nove divisioni britanniche, della V armata del generale Hubert Gough, e sei francesi su un fronte di 25 chilometri. Il primo obiettivo è il villaggio di Passchendaele, a 7 chilometri di distanza (cadrà in mani alleate solo il 7 novembre). Buoni progressi della fanteria, appoggiata da 136 carri armati. Nel pomeriggio contrattacco tedesco con intenso fuoco di artiglieria. E una pioggia torrenziale. Offensiva fortemente voluta dal comandante della spedizione britannica, Sir Douglas Haig, che punta da tempo a uno sfondamento delle linee nemiche nelle Fiandre, pensando anche di controllare poi la zona costiera di Ostenda e Zeebrugge, da dove partono i sottomarini tedeschi, e ritiene i tedeschi più deboli per gli aiuti che stanno dando agli austriaci sugli altri fronti, mentre, fino al momento di cedere alle sue insistenze, è stato assai più cauto il primo ministro David Lloyd George, preoccupato delle crescenti perdite britanniche e degli scarsi risultati sul campo. / La “posizione delle Fiandre”, come la chiamano i tedeschi, in realtà è una delle più forti del fronte occidentale. Dalle prime linee di osservazione alle trincee, alle postazioni di mitragliatrici e ai bunker in cemento ha nove strati di profondità. Dalle alture di Passchendaele, Broodseinde e Gheluvelt i Tedeschi dominano la pianura che gli Alleati devono attraversare: una terra in cui tre anni di bombardamenti hanno cancellato ogni traccia di vegetazione e distrutto il sistema di drenaggio dei campi che con la pioggia si trasformano in un acquitrini».

 

Luglio 1917 - Ripercussioni in Trentino e in Giudicarie

Donne in protesta al Capitanato di Tione per la “fame”

 

I popoli «non intendono lasciarsi governare più dalle oligarchie»

 

Fra le pagine di storia trentina del mese di luglio 1917 un’unica notizia: «2 luglio. Il Governo proclama l’amnistia per i condannati politici. Quelli di lingua italiana, pur liberati non ottengono di rimpatriare nelle loro terre». Le pagine di mons. Perli di questo mese sono numerose, per cui il redattore è costretto a “sforbiciare”. Gli eventuali lettori in possesso del “Diario”, edito dal Comune di Tione, ne rintraccino l’intero testo, compreso l’elenco dei “richiamati” e dei “morti” Tionesi.

«1 luglio. Riposo su tutti i fronti. Nella popolazione è invalsa la persuasione, che i nostri [gli Austroungarici] non riescano a sostenersi più a lungo. Del resto e civili e militari sono così stanchi di guerra, di fame e di miserie da rassegnarsi ad una pace a qualunque condizione; in pari tempo fiduciosi nella bontà del nostro Imperatore sperano ch’egli possa e voglia sinceramente aprire e presto le porte ad una pace onorevole e soddisfacente per i suoi popoli.

3 luglio. La Grecia dichiara la guerra alla Bulgaria, Germania e Austria. / In questi giorni, per ordine superiore, vi fu in tutti paesi la raccolta di stracci di lino e cotone per conto dell’amministrazione generale della guerra. Qui se ne raccolsero tre quintali a 123 corone. / Ieri mattina una cinquantina di donne della Rendena (operaie-militari) furono qui in atto dimostrativo dinanzi alla sede capitanale “ad petendum panem” [“a chiedere pane”], perché il militare aveva loro sospeso la pagnocca. Dopo le Rendenere si fecero avanti anche alcune Tionesi. Tutte ebbero... buone parole e promesse. / Il molto reverendo Don XII Ricca, parroco di Lardaro, di ritorno da Vienna dove fu per affari speciali, racconta che là fuori per chi ha denaro non c’è né fame, né sete, né malinconia; nei sobborghi, però, s’affaccia ad ogni passo la più grama miseria, e soprattutto il desolante quadro delle migliaia e migliaia di feriti; da una parte il ricco epulone gaudente, dall’altra Lazzaro il mendico, che basisce nell’indigenza e nel dolore. E fino a quando?! / Nel Parlamento… [di Vienna] lo spettacolo delle sedute dei deputati s’è goduto delle sfuriate dei socialisti contro il governo per tutto ciò che d’ingiusto e inumano lasciò correre a danno delle popolazioni e dei soldati.

4 luglio. La Russia s’ingegna a fare un’altra offensiva. L’Imperatore accordò un’amnistia generale ai condannati per motivi politici; con ciò ha dato uno schiaffo a tutti quei zelantoni che intendono e vogliono far germogliare l’amor patrio colla tortura. / Gli scolari e le scolare vanno a raccogliere nei boschi foglie di rovo e di fragola per farne the pei militari. / Ora, da fonte ufficiale, si sa che quest’inverno andarono a male enormi quantità di patate per trascuranza dei “sopracciò” [controllori]!!!

7 luglio. Oggi capitarono le donne di Preore e Montagne a portare il proprio appetito dinanzi all’imperial regio Capitanato colla speranza di ritornarsene cariche di farine; invece ripartirono disilluse. «Non ce n’è!». Questa la risposta delle autorità.

9 luglio. Oggi fu la volta delle donne affamate di Zuclo e di Bolbeno, le quali non ebbero, però, nemmeno la soddisfazione di essere accettate e ascoltate da questo imperial regio capitanato. / Sono già successi dei furti di patate e di fagiuoli nei campi, quantunque ancora in fioritura. Le autorità presero severissime misure contro i ladri. / Nel giugno scorso furono affondate più di un milione di tonnellate di navi nemiche. / L’imperial regio governo, col giugno, assegnò ad ogni singolo Capitanato un importo da ripartirsi agl’individui privi di sussidi e d’ogni altro mezzo di sussistenza. Tione, pel giugno, ricevette corone 2.780; invece, pel luglio, soltanto corone 900. L’imperial regio capitanato, all’importo ricevuto dal governo aggiunse le multe da esso incassate finora durante la guerra da individui da lui puniti per contravvenzioni.

12 luglio. L’imperialismo assolutista va declinando man mano che la democrazia si agita e sale. Il nostro Imperatore intuì il pensiero politico predominante del tempo nostro e s’ingegna ad introdurre, con energia e calma, le riforme democratiche in Austria e nell’Ungheria, lottando contro i tradizionali sistemi durati fin qui. / In Germania l’adattamento ai diritti delle popolazioni trova in alto maggiori e più energici ostacoli, sì, ma pur la democrazia oggi s’impone, anche colà, con irresistibile forza. Il cancelliere dell’impero germanico Bethmann-Hollveg, il guerrafondaio, in seguito alla posizione presa contro di lui in senso democratico dal Centro cattolico, rassegnò le sue dimissioni. Anche in Germania, quindi, s’attendono importanti evoluzioni interne. / I popoli non intendono lasciarsi governare più da oligarchie, che fanno il nuvolo e il sereno a loro piacimento e, talora, come nell’epoca nostra, a prezzo troppo sanguinoso e crudele dei popoli.

16 luglio. In questi tre ultimi giorni sul Carè Alto vi fu una speciale attività della nostra artiglieria. / L’onorevole dottor. Grandi - deputato della valle di Non - in un suo discorso al Parlamento di Vienna narrò i dolori del nostro popolo in questi tre anni di guerra, inenarrabili sia con la parola, sia dal tempo.

20 luglio. Dopo le piogge dei primi del mese in corso seguirono giornate davvero estive con 18-20 gradi R. di caldo (nell’ombra). Le campagne sono belle e molto promettenti. / Una speciale commissione capitanale, in questi giorni, fa il giro delle campagne per rilevare la quantità approssimativa del grano prodotto da ogni singolo campo seminato e, quindi, di ogni singola famiglia per commisurarvi poi in seguito le somministrazioni a tessera. / I paesi producenti burro in quantità superiore al bisogno proprio, devono tuttora consegnarne il superfluo al comitato d’approvvigionamento per distribuirlo ad altri, fra i quali occupano sempre il primo posto le mense militari. / Nella corrente settimana abbiamo potuto distribuire qualche cosa più, dei due etti al giorno e per testa, di farine gialle e bianche. / Sui fronti nissun movimento né avvenimento importante, fuorché nella Galizia orientale dove i nostri ributtano a ritroso i Russi di quel tanto che questi ultimi s’erano avanzati coll’ultima loro offensiva. / L’idea d’internarsi in un quarto inverno di guerra mette ribrezzo alle popolazioni non meno che ai soldati: un altro inverno alle condizioni dell’ultimo, causerebbe la morte ad un terzo della popolazione. / Una delle circostanze che getta l’angoscia nelle popolazioni è la tenace opposizione dei cosiddetti “agrari-latifondisti” contro l’opera benefica delle “Centrali di guerra” istituite dal Governo per l’approvvigionamento delle popolazioni.

21 luglio. Il 19 mese corrente il nuovo cancelliere germanico dottor Michaelis tenne il suo primo discorso nel parlamento, dove dichiarò che la Germania non ha voluto la guerra per fare delle violenti conquiste; e che, quando possa conseguire una pace onorevole, rimetterà tosto la spada nel fodero. Ma che la Germania vuol fare una pace come coloro che si sono difesi vittoriosamente. Con questo spirito - disse - noi entreremo in trattative quando sarà giunto il momento propizio. La maggioranza del parlamento si è dichiarata disposta alla pace. / Di fronte alle spavalderie dei dirigenti degli Stati sta il grido affannoso di pace di tutta l’Europa; le popolazioni, i soldati e gli ufficiali sono non soltanto nauseati di guerra e di sofferenze, e irritati contro tutti i guerrafondai. / Il sommo Pontefice avverte: «Già indicammo ai popoli l’unica via per comporre i loro dissidi (…). Ma la nostra voce rimase inascoltata!».

24 luglio. La popolazione è in apprensione per le campagne che incominciano a reclamare la pioggia, e non ricevono che sole e vento.

26 luglio. Oggi è arrivata la pioggia tanto benefica, ma scarsa. / Germanici-Austriaci-Turchi respingono i Russi dalla Galizia, occupando Stanislau e Tarnopoli. / In Russia pare che la rivoluzione e il disordine vadano allargandosi; le popolazioni aiutate da soldati si sollevano contro i dirigenti e, d’altra parte, il ministro della guerra Karenschi tenta di soffocare nel sangue i moti popolari. / Il parlamento austriaco si vendicò di tutte le ordinanze ministeriali emanate durante la guerra: ordinanze improntate di burocratismo e zarismo teutonico e votò, a tamburo battente, leggi più eque e corrispondenti ai bisogni dei popoli in mille guise travagliati e, specialmente, a favore dei poveri profughi. Vi lavorarono molto i nostri deputati [trentini].

27 luglio. Oggi un cielo di cristallo e un sole d’oro. / Anche il Siam dichiarò la guerra alla Germania e all’Austria. Sono già trascorsi tre anni di guerra terrificante! Al delitto di Saraievo successe la dichiarazione di guerra alla Serbia, e di là la orribile valanga, che da decenni minacciava la pace mondiale, precipitò e travolse e rovinò e immiserì tutte le contrade d’Europa. La concorrenza anglo-germanica, il marinismo inglese, lo sciovinismo francese, la politica doganale fra l’Austria e la Serbia, le espansioni panslavitiche della Russia furono i germi che maturarono l’acerbissimo frutto della conflagrazione mondiale. Tutti i belligeranti dichiarano di guerreggiare per difendersi, in realtà però discesero in lizza per sopraffarsi l’un l’altro. E il delittuoso macello continua, il sangue scorre a fiumi, l’Europa divenne un desolato cimitero, la miseria, la denutrizione, la fame, crucciano e abbattono gli abitanti del retroterra. Sembra che la morte ghigni al letto del bambino, della madre, del vecchio perché il pane manca, perché il morbo uccide. E la fine di questo tremendo strazio, di quest’inferno non si può prevedere ancora. / Tutti gemono e piangono fuorché gli strozzini, i fornitori di guerra, i grossi mercanti, i latifondisti; essi che hanno scarnificato il popolo posson ben pagare la farina a 15 cor. al Kg. il grasso a 20 o 30, le scarpe a cento e centocinquanta, i vestiti a quattrocento, cinquecento. Per questi la guerra non fu una disgrazia, ma una vena d’oro. Anche per questi però l’ora del “redde rationem” s’avvicina.

30 luglio. Questa sera arrivò la pioggia a refrigerare le arse campagne tribulate dal caldo e dal vento, e a riconfortare la popolazione. I nostri eserciti continuano la cacciata dei Russi dalla Galizia orientale e dalla Bucovina. Sugli altri fronti nissun avvenimento. / Quest’ultima notte il settore di Lardaro si è tramutato in un inferno. Qui si udì per la prima volta il lavoro rullante dei cannoni. Erano i nostri che per fare una scorreria a Prezzo vomitavano fuoco e piombo dal dosso dei Morti e dal Cariola contro gl’Italiani sul Palone e sulla Bone-Prà del Melino. Il risultato? Morti e feriti di qua e di là, e 42 italiani caddero prigionieri in mano dei nostri».

 

 

Mario Antolini Musón