La maestra è sempre presente, ma se non seguite il corso...
INPUT: una vacanza fuori dal normale
#91
Sari(lunedì, 02 dicembre 2019 13:24)
La maestra sciopera ad oltranza... dovremo aumentarle lo stipendio. ;)
#90
Sari(mercoledì, 27 novembre 2019 13:04)
Sopra gli scogli
l'infinito è fermo
nega ritorno
Davanti a "Miranda" di John William Waterhouse (haiku 5, 7, 5)
#89
Sari(mercoledì, 20 novembre 2019 11:16)
Cara Madre,
vi scrivo con angoscia dopo l'esperienza rovinosa del naufragio dal quale mio Padre ed io ci siamo a stento salvati. La barca è ancora al largo, sbattuta fra le onde che ruggendo intendono
ghermirla... vi chiedo di pregare per me e i marinai che strenuamente lottano per strapparla al mare furibondo. L'isola che ci ha salvati da morte certa, è rocciosa e d'aspetto poco accogliente ma la
natura, che finora ci è stata nemica, verrà in nostro soccorso e non moriremo qui, senza speranza e la certezza del ritorno.
So, cara Madre, che questa mia lettera non potrà giungervi perchè nessun messo ve la recherà ma scrivendo mi pare di tenervi qui, accanto a me e di sentire il vostro profumo e le vostre tenere
parole.
Vorrei rassicurarvi, anche qui, in questa terra lontana e sconosciuta, non scorderò le buone maniere e sarò obbediente e sincera, come voi mi avete cresciuta.
Vi abbraccio, oh quanto vi abbraccio madre mia... vorrei avervi accanto ma sono lieta non ci siate a vedere i miei capelli scomposti e gli abiti disordinati. So che mi atendono giorni crudi ed
esperienze tremende ma... domani è un altro giorno. ;)
La vostra affezionata Miranda.
.........................
Davanti a "Miranda" di John William Waterhouse
#88
eli(sabato, 16 novembre 2019 00:47)
Del verde ormai scolorito
di questi grandi prati
chiusi dentro di me,
saprete trovare il senso?
la libertà, lo sguardo infinito
di chi, con un semplice pennello,
mi ha finito?
#87
marileti(venerdì, 15 novembre 2019 10:43)
Un input: Un quadro racconta
#86
marileti(domenica, 08 ottobre 2017 13:53)
Che piacere leggerti qui, Cara Espero.
Spero che tu non sparisca come la stella, né alla sera, nè al mattino.
Quando vorrai scrivere, non importa se di te o di fantasia, il posto giusto è questo.
Scrivendo scrivendo di sé nascono le autobiografie e terapeuticamente l'animo si alleggerisce
#85
espero(venerdì, 01 settembre 2017 20:17)
Espero il nome che gli antichi romani davano al pianeta Venere , la prima stella della sera e l'ultima del mattino a scomparire. La chiamavano anche Vespero e noi la chiamiamo Venere.
Espero è anche il nome di un vento di ponente.
Perchè questo titolo? Perchè la mia esistenza si è estesa dalla sera alla mattina, inondata da un vento a volte leggero, a volte frizzante, a volte graffiante.E' la storia di una donna nata nel 1949,
vissuta a pieno nella 2° parte del '900, secolo la cui anima nel suo complesso è stata disarmante, sia prima che dopo il 1950, anche se per motivi contrastanti.
Il secolo scorso , è coinciso, un giorno dopo l'altro , con rarissimi periodi di silenzio e di pace che se compresi mi avrebbero lasciato il tempo di pensare ed agire in modo consapevole.
#84
marileti(giovedì, 25 maggio 2017 12:59)
Sarò contenta di leggerlo, cara Sari. Ricordavo di aver già trattato l'argomento e anche la muta che volava, ma non trovandone traccia, pensavo di averlo sognato
#83
marileti(lunedì, 22 maggio 2017 20:50)
ti aspetto
#82
Sari(lunedì, 15 maggio 2017 14:48)
Questo esercizio è stato già fatto e io parlai, in prima e terza persona, del volo dal settimo piano di una muta da sub. Sono ancora senza connessione ma ho preparato un raccontino.
#81
marileti(lunedì, 15 maggio 2017 09:01)
Riprendo un argomento già trattato tempo fa, ma che reputo utile:
SCRIVERE IN PRIMA O IN TERZA PERSONA
Scrivere in prima persona consente al lettore di immedesimarsi maggiormente nel personaggio narrato, ma ha come difetto quello che essendo il personaggio narrante uno, egli può conoscere solo ciò che
vede o gli accade.
Scrivere in terza persona, invece, consente a chi scrive di conoscere tutto ciò che accade non solo al personaggio principale qui e ora, ma anche ciò che accade o accadde o accadrà ad altri in epoche
e luoghi diversi.
Esercitazione: Scrivere un piccolo racconto, massimo un foglio A4 in prima e in terza persona
#80
marileti(domenica, 07 maggio 2017 11:13)
Sono contenta che tu mi segua e so bene per esperienza diretta che la differenza fra fabula è intreccio non è facile da comprendere subito. Coraggio, un po' di tempo e la disamina di come è
raccontato il romanzo che stai leggendo, ti renderanno il concetto più chiaro.
#79
Sari(domenica, 07 maggio 2017 09:28)
Ti leggo, Marileti, e sono lieta che tu mi creda così addentro all'argomento scrittura da propormi termini e percorsi così estranei.
L'esercizio finale è interessante e lo eseguirò al termine del libro che sto leggendo.
Grazie.
#78
marileti(mercoledì, 03 maggio 2017 09:52)
L'ordine narrativo: la differenza tra fabula e intreccio
L'autore di un racconto sceglie la successione in cui esporre i fatti narrati.
Può descrivere gli avvenimenti seguendo scrupolosamente il loro ordine logico e cronologico, rendendo molo semplice per il lettore la comprensione della vicenda.
In alternativa può decidere di anticipare degli eventi che in realtà sono avvenuti dopo, introdurre fatti anteriori o mostrare prima gli effetti ed indicare solo in seguito le cause. Ha quindi la
possibilità di organizzare il materiale narrativo sovvertendo l'ordine logico e cronologico dei fatti.
Definizioni:
FABULA: è l'ordine logico e cronologico di un insieme di fatti narrati.
INTRECCIO: è l'organizzazione dei fatti narrati così come è stata strutturata dall'autore e costituisce l'ordine narrativo. Quando l'intreccio segue l'ordine logico e cronologico la fabula e
l'intreccio coincidono.
ANALESSI o FLASHBACK: ripresa di eventi cronologicamente anteriori.
PROLESSI: anticipazione di eventi.
La centralità dell'intreccio
Nel racconto giallo i fatti presentati dall'autore non seguono quasi mai l'ordine cronologico. In molti racconti, infatti, il delitto o il crimine sono presentati all'inizio della storia e la trama
si sviluppa secondo la tecnica dell'analessi, seguendo la ricostruzione degli avvenimenti compiuta dall'investigatore.
Questo consente al lettore di cimentarsi nella risoluzione del caso.
ESERCIZIO:
Dopo la lettura di un racconto giallo elencare i fatti
secondo l’ordine in cui l’autore li presenta
secondo l’ordine in cui si sono svolti nella finzione del racconto
#77
marileti(lunedì, 01 maggio 2017 12:58)
Ma come si costruisce un racconto?
Passi sintetici per costruire un racconto tenendo ben presente che la caratteristica che lo distingue dal romanzo è la brevità.
1) Partire dal finale.
E’ la regola dello scrittore Edgar Allan Poe ed è anche la mia preferita. Si parte quindi dalla conclusione per intraprendere un percorso all’indietro scrivendo quello che è successo prima del
climax. Il finale deve quindi “spaccare” e lasciare sbalordito il lettore e il percorso all’indietro servire come preparazione al climax. In un mio racconto intitolato La prova di coraggio nel finale
compariva la risoluzione dell’enigma con la comparsa del Diavolo in persona ma prima di quel momento c’erano altre due scene (nel vero senso della parola) che mostravano senza dire (l’indizio della L
stampata sulla porta dell’ufficio del direttore) che in quel mondo ordinario c’era qualcosa che non andava, qualcosa di alieno poi esploso nel climax del finale (infatti quella L stava per
Lucifero).
2) Scegliere un’idea già usata da altri autori ma cambiarne lo sviluppo, l’ambiente e i personaggi. Una volta scritto il finale, vedere se si possono modificare o invertire le premesse per creare
determinati effetti e tenendo conto dell’effetto dato dal finale stesso. Pensate ad esempio che Quattro passi tra le nuvole e Il profumo del mosto selvatico sono lo stesso film ma fatto in due modi
diversi. Un’altra tecnica molto utile è quella del rovesciamento, si prende cioè un’idea molto comune e la si rivolta come un calzino prevedendone sviluppi completamente diversi (pensate che Tim
Waggoner ha scritto il bellissimo racconto Blackwater Dreams di cui ho curato un adattamento cinematografico, e dove lo zombie non torna per vendicarsi – idea comune e scontata di tutti i film e i
racconti horror – ma torna perché si sente solo e ha bisogno della compagnia dell’amichetto scampato all’annegamento, un’idea così ribaltata è davvero molto originale).
3) Partire da una situazione e immaginare una semplice catena di eventi.
Gli eventi devono essere connessi l’uno all’altro dal rapporto di causa-effetto e devono portare allo scioglimento finale. Michael si alza dal letto e Michael è licenziato sono due eventi non
connessi da nessun rapporto di causa-effetto. Michael s’è alzato tardi dal letto e per questo è stato licenziato è un’altra cosa. Michael s’è alzato tardi dal letto (causa) e per questo è stato
licenziato (effetto) qui il legamento ritardo-licenziamento c’è tutto.
4) Elencare a parte una serie di dettagli che riguardano ciascun elemento della narrazione.
Si può partire dai personaggi (come faccio io, ad esempio ne “La signora dei baci” e ne “Il medicante”), dalle scene, dall’ambiente, dal dialogo, da un’immagine, da una situazione particolare
(pensate al ritrovamento del cadavere nei gialli) e provare ad associarli oppure a unirli trovando il collante per una storia, un filo di Arianna che vi aiuti a trovare l’uscita del labirinto
evitando come la peste di perdervi strada facendo.
5) Ispirarsi al vissuto, al visto, al letto, all’udito.
Un evento, una storia udita dagli amici o dalla nonna, un articolo di cronaca, una fotografia, un video, un libro, un volto, un quadro, un oggetto, una frase famosa o meno, utilizzando come sempre
l’autocritica per non cadere nella propria autobiografia. Elaborarli in un racconto compiuto e che stia in piedi da solo. Vi accorgerete che una storia se ben costruita, va avanti da sola.
Alessio Iarrera
D:\Documents and Settings\mariell\Desktop\SCRITTURA E RISCRITTURA\come scrivere un racconto di alessio iarrera.doc
#76
marileti(sabato, 29 aprile 2017 18:39)
Altro piccolo assegno per chi vorrà distrarsi scrivendo:
Due vecchi amici si incontrano a distanza di molto tempo dall'ultima volta che si sono visti.
Buon lavoro
#75
marileti(giovedì, 13 aprile 2017 21:03)
compito per queste vacanze di Pasqua 2017:
Felicità e anche incontrare di nuovo un vecchio e caro amico
#74
marileti(lunedì, 16 gennaio 2017)
Brava come sempre, Sarina: l'uomo è fatto di dubbi e tu hai espresso bene questo concetto
#73
Sari(lunedì, 16 gennaio 2017 09:59)
Compito.
Quando incontrai il Bambino Gesù
Ti ho mai incontrato per davvero, Bambino Gesù?
Sei nei miei ricordi e nelle preghiere di sempre, ti ho toccato nel presepio e a grandezza naturale sull'altare, ti ho seguito nel tuo percorso di persona e identificato con l'uomo del vangelo, delle
parabole e della croce... per questo ho creduto di conoscere tutto di te.
Ma conoscere è un verbo impegnativo, usato spesso a sproposito e anch'io l'ho fatto con te. Improbabili riccioli biondi, sguardo sereno e braccia tese era tutto quel che sapevo di te e a lungo mi è
bastato.
Poi ho incontrato un libro piccino per formato e numero di pagine, ma grande nel contenuto. L'autore, Primo Mazzolari, chiede cosa andiamo cercando nel Bimbo del presepio e se siamo lì, davanti alla
capanna, per Lui o per noi. La risposta istantanea, e ovvia, mi si è subito gelata sul pensiero e lì è rimasta.
Bambino, ti ho trattato da fratello e da Dio ma spesso mi sono scordata di te e oggi so di non poter dire di conoscerti per davvero... scusami.
#72
Sari(lunedì, 16 gennaio 2017 09:53)
Marileti, io sono all'asilo e tu mi proponi temi universitari. Aspetta che cresca, perbacco. Tu, intanto, dalla cattedra datti da fare. ;)))
#71
marileti(sabato, 07 gennaio 2017 19:48)
Sbalzata tra un PC e l'altro, comincio a scrivere, poi mi devo alzare e poi... tutto perso. Ricomincio e il dramma(esagerata!) si ripete.
Vorrei ricordare a chi entra che un accurato uso del flashback e del flashforward fanno sì che il racconto sia movimentato e sono possibili i colpi di scena.
#70
marileti(sabato, 31 dicembre 2016 01:29)
coraggio a chi entra. Domani proverò anche io- Buona notte
#69
marileti(mercoledì, 21 dicembre 2016 20:22)
Assegno per le vacanze di Natale:
"Quando incontrai il Bambino Gesù"
#68
vaco(giovedì, 18 agosto 2016 10:46)
CHIEDO SCUSA SE DO L'IMPRESSIONE DI USCIRE FUORI ARGOMENTI VARII: E' IL PC CHE MI COSTRINGE COSI', E PROBANI:MENTE, SONO IO CHE NON VALGO NIENTE NELL'USO DEL PC.
NEL SALUTARE MARIELLA MI PERMETTO DI CHIEDERLE A GIBA SE RIESCE A LEGGERE CIO' CHE SCRIVO:
GRAZIE E BUONA GIORNATA.
ottavio
#67
marileti(venerdì, 26 febbraio 2016 16:23)
complimenti al SIG giulianopoe!
#66
Giba(giovedì, 25 febbraio 2016 18:26)
Era stanco. Così finì di mangiare e uscì di casa, guardandosi attorno. Quando usciva era sempre molto cauto. Da sempre sua madre gli aveva insegnato che il mondo è pieno di gente malevola, gente
pronta a farti del male anche se ti comporti in modo assolutamente legittimo, in modo naturale. Così usciva di casa solo per procurarsi il cibo, poi si infrattava di nuovo nella sua dimora, al
sicuro. Limitava anche i rumori, per paura di ricevere visite indesiderate. Usciva solo la sera, qualche volta. Al buio era più a suo agio, camminava fra le piante del bosco che circondava il suo
paese, sfiorando quasi il terreno per non far rumore.
C'era la luna, le stelle riempivano il cielo. Alzò il volto e respirò l'aria della notte con voluttà. Sentiva profumi che gli giungevano dagli alberi, dalle case colme di gente, sentiva perfino
l'odore acre del sudore sugli operai che tornavano dal lavoro.
Se ne stava tranquillo, i suoi passi non facevano rumore, gli aghi di pino che tappezzavano il sottobosco erano morbidi e rendevano agile il cammino.
Improvvisamente udì un rumore lieve e gli giunse un odore di fumo di sigaretta. Intravide un lume fra le piante e due persone di mezz'età che imbracciavano due doppiette. "Vedrai, diceva il primo,
vedrai Charles che prenderemo quel maledetto, basta avere costanza" e l'altro,"Sono due anni che lo ripeti ma non c'è verso di prenderlo, neppure di vederlo".
Lui si ritirò con grande prudenza, ripercorrendo i suoi passi. Pensò che di sicuro qualcuno doveva averla fatta grossa, per far infuriare così i suoi compaesani e preferì, memore delle
raccomandazioni materne, tornare nel suo rifugio.
Scostò, arrivato a casa, le fronde che nascondevano l'ingresso ed entrò nella vasta caverna dove viveva. Si scrollò di dosso l'umidità della notte e, da un angolo sassoso dove lo aveva messo a
frollare, addentò i resti della cena. Gli era tornata fame.
Mentre consumava il polpaccio della gamba che aveva staccato dal corpo della donna che giaceva poco distante ricordò la sua voce, quando, andando a caccia, la incontrò fra gli alberi: "Madonnaaa, il
lupo mannaro!". Sorrise, la carne era morbida e gustosa.
#65
Sari(martedì, 29 dicembre 2015 21:03)
Marileti, ho fatto una ricerca sulla punteggiatura, scoprendo che ogni casa editrice adotta un virgolettato che mantiene in ogni pubblicazione.
Il trattino è ormai usato solo dalla casa Einaudi e lo trovo comodo perchè, in battitura, non richiede il tasto del maiuscolo e non occorre neppure metterne un altro in chiusura di discorso.
E' stato interessante scoprire le varie forme di virgolettato, grazie.
#64
marileti(martedì, 29 dicembre 2015 10:32)
Non importa che non eseguiate i compiti per le vacanze, purchè scriviate.
Bello il racconto di SARI. Cara amica un'altra volta per indicare il dialogo, però, usa le virgolette perchè i trattini non si usano quasi più.
#63
Sari(lunedì, 28 dicembre 2015 16:22)
Compito: Immagino di essere un pesce rosso che ascolta una nonna che racconta una favola a una nipotina.
- Sono ore che mi stai attorno, Chiol, che ho di così interessante oggi?
- Da ore sei incollato al vetro, Red, pari ipnotizzato e questo tuo atteggiamento mi preoccupa.
- Da quando i granchi si preoccupano dei pesci rossi?
- Da quando hai lo sguardo fisso, Red... mi dici cosa ha catturato il tuo interesse? Io guardo ma non vedo nulla di diverso dal solito.
- Forse dalla tua corazza non passano... ma dalla mia pelle sì... sento delle onde morbide che mi accarezzano e vanno dritto al cuore provocando...
- I pesci rossi hanno un cuore, Red?
- Non lo so, Chiol, ma arrivano in un luogo che chiamo cuore, va bene? E non interrompermi.
- E a quel tuo cuore che succede?
- Succede qualcosa di bello, che mi fa stare bene e mi tiene incollato qui... perchè è da lì, dai due umani che stanno vicini e si parlano, che arriva tutto quel che sto cercando di spiegarti.
- Oh, peccato non essere un pesce rosso e provare quel che provi tu.
- Guarda Chiol, l'umano grande, parla e quello piccolo ascolta rapito, quasi provasse le sensazioni che io chiamo onda.
- Red, pensi ci sia un altro mondo attorno a noi? Un mondo fatto di onde? Tu ed io siamo i più vecchi, qui, e ne abbiamo sentito parlare da chi ci ha preceduto. Si diceva di un altro mondo dove non
ci sono solo aria e acqua ma anche una cosa chiamata terra... un qualcosa dove nascono piante come le nostre alghe. E c'è uno spazio immenso pieno d'acqua abitato da tante specie di pesci, di granchi
e dove crescono alghe giganti.
- Fandonie Chiol, ci fosse tanta acqua, come dici, dovrebbero esserci pareti di vetro immense e questo non è possibile perchè sono fragili... ricordo il mio povero nonno che morì d'aria per la
rottura dell'involucro di vetro che lo conteneva. Secondo me, il mondo è fatto di acqua, di aria e di umani, protetti come noi da pareti di vetro che contengono l'aria di cui hanno bisogno come noi
dell'acqua. Tutto qua.
- Ma...
- Zitto Chiol, lasciami ascoltare ancora le onde che mi arrivano, non vorrei che l'umano grande smettesse di parlare e il piccolo di ascoltare, privandomi delle belle sensazioni che si trasmettono...
sono loro due insieme, a produrle, ora ho capito. Che questo sia un anticipo di paradiso, ammesso che esista?
- Sfiorami la chela, Red, voglio provare a sentire quel che senti tu.
- Ecco, la mia storia è finita, Bea.
- Ancora nonna, raccontamene un'altra.
- Debbo preparare il pranzo, ne riparleremo dopo.
- Un'altra piccola piccola, ti prego, raccontami una storia con un pesce rosso, come quello che dall'acquario pare ascoltare le nostre chiacchiere.
- Allora... c'era una volta un pesce rosso... come lo potremmo chiamare?
- Red, nonna, chiamiamolo Red.
#62
Stelvia(domenica, 27 dicembre 2015 19:59)
CIMA INNEVATA E GLI SCIATORI INESPERTI
Che stagione anomala questa, un inverno senza neve naturale; solo sul mio berretto è caduta in alcune notti di ottobre e qui si è posata e mi abbraccia fino a primavera tarda.
I miei versanti sono spogli, brulli; gli uomini con i gatti della neve e i cannoni hanno delineato le piste artificiali di neve sparata nelle notti quando il termometro segnava -10/15 gradi circa
sotto zero e sono quelle sulle quali arrivano i miei amici sciatori a tenermi compagnia da dicembre a primavera inoltrata. Le cime vicine, amiche di lungo tempo, mi sorridono e sembra mi vogliano
abbracciare seguendo il soffio del vento altalenante.
Ma guarda, guarda… ecco che arrivano i primi sciatori quelli temerari, eccoli che svettano prima sui miei “capelli” e poi ai gettano veloci sui miei fianchi preparati a piste artificiali e scendono
come fulmini a valle.
Ma laggiù degli inesperti stanno ancora calzando gli sci e aiutati dal loro maestro eccoli salire sulla seggiovia, fra poco arriveranno qui da me così li potrò osservare da vicino.
Non è facile stare dritti sugli sci quando si scende dalla funivia in movimento, anche se lenta, e mettersi ben ritti in piedi pronti per buttarsi a capofitto verso il piano, specialmente se di
questo sport non si è pratici.
Le cadute si seguono a ruota tra risa e goffaggine, si rialzano come degli ubriachi, tentennano un equilibrio sempre più fragile e poi di nuovo per terra. Il maestro insegna loro le pose, i vari
metodi per guidare gli sci, la postura e, mentre sembra che cominci a funzionare, ecco che si sgancia lo sci a un ragazzo e solo soletto corre a valle. Il maestro veloce come una saetta si getta a
recuperare lo sci e pazientemente lo porge al suo allievo.
Sarà la volta buona? Ora si riparte; scendono a zig zag tentennando dietro al maestro.
Ogni anno sempre le stesse scene, le voci, le urla, le cadute e le fragorose risate !
L’anno dopo questi inesperti ritornano e si destreggiano da bravi sciatori , arrancano sui miei fianchi, inforcano gli sci e poi si buttano a capofitto verso il piano per poi riprendere la
salita.
Sono passati anni e ancora tanti ne passeranno. Tanti saranno ancora gli inesperti che si eserciteranno sui miei fianchi per trovare il divertimento e lo sfogo di cui hanno bisogno.
Io ho il privilegio di vedere passare le stagioni e in particolare le generazioni sempre più “vestite ad hoc” e sempre più fragili. Da me rafforzano i loro muscoli ma la loro anima e il loro spirito
restano sempre più deboli.
Chissà cosa ne sarà ?
#61
Giba(mercoledì, 23 dicembre 2015 16:34)
Ottavio, in questa pagina si scrivono racconti e basta. Non entrare se non vuoi scrivere. Va' su PARLIAMONE e allietaci là con le tue simpatiche battute. Qui no, a meno che tu non voglia partecipare
con una novella. Ciao.
#60
marileti(mercoledì, 23 dicembre 2015 12:57)
VACO,
se entri qui è solo per leggere o inserire racconti!
#59
Giba(giovedì, 17 dicembre 2015 10:44)
Grazie signora maestra! :)
#58
marileti(giovedì, 17 dicembre 2015 10:41)
Lo sapevo!
GIBA NON SI SMENTISCE MAI!
So che un tempo era un accanito lettore di gialli, ma credo lo fosse anche di horror. Questa nonnina mi fa pensare a Psyco!
BRAVOOOOOOOOOOOOOO
Ti rispondo solo oggi perchè ho gli operai in casa che devono riparare i danni fattimi dal signore del pian di sopra che ha rinnovato casa usando un trapano elettrico per togliere i pavimenti.
#57
Stelvia(mercoledì, 16 dicembre 2015 20:12)
Molto bella la tua "Marachella" mi piace !
ciao Giba !
#56
Giba(mercoledì, 16 dicembre 2015 12:06)
Detto da un maestro par tuo è un grande elogio; a me par troppo. Grazie ma non voglio più sentirti abbattuto. La vecchiaia è un sentimento, non uno di quei sentimenti a cui piegarsi, non tu almeno,
che ancora godi di tanta salute! Un abbraccio.
#55
Mariolieto(mercoledì, 16 dicembre 2015 11:57)
GIBA! Leggo e resto ammirato (come davanti a qualsiasi tuo scritto).
Anche nel "racconto" dimostri il pieno possesso del "bel stil novo" e della lucida razionalità "consequenziale"!
Io... segno il passo; sempre più stanco; comunque...
#54
Giba(mercoledì, 16 dicembre 2015 10:34)
La marachella
Me ne stavo seduto su una scomoda sedia di metallo, i gomiti appoggiati alle ginocchia, chino obbligatoriamente in avanti. Le manette mi costringevano i polsi a una innaturale immobilità. Al di là
della scrivania il Giudice taceva. Una scrivania stranamente sgombra da ogni carta, con un solo enorme telefono al centro, fra me e il volto barbuto del Giudice. Vestiva di nero ma, a spiccare sulla
camicia di seta rosa era una cravatta rosso fiamma.
Improvvisamente parlò, senza alzare il capo: “Leggo, nella sua pratica, che lei si auto accusa di aver ammazzato sua nonna. Mi risulta che è stata trovata alla base della scalinata interna di casa
sua, col collo spezzato. Dica.”
Sbuffai. Era la decima volta che raccontavo alle guardie prima, all'ufficiale comandante poi, la storia del mio delitto. “Veda, signore, ero annoiato e quella sera in televisione trasmettevano una di
quelle telenovelas berlusconiane che fanno impazzire, non si capisce perché, le vecchie signore. Avevo deciso, per amor di pace, di leggere il giornale mentre trasmettevano quella pizza, ma neppure
questo bastò alla nonna. Mi disse che il fruscio delle pagine le dava fastidio.
Signor Giudice, io alla nonna volevo bene e dopo la morte dei miei genitori me l'ero portata in casa e la accudivo, portandola con la sedia a rotelle ovunque volesse, in bagno, in cucina, a letto.
Provvedevo a lavarla e a spogliarla per metterla a letto, la rivestivo al risveglio, la curavo. Ho fatto questo per anni.”
Il Giudice mi guardava con aria perplessa: “Visto che le voleva bene, quale è stata la causa che ha scatenato la sua rabbia?” “Rabbia, no signore, nessuna rabbia. Veda, trovava sempre la minestra
troppo salata, la carne troppo cotta, la doccia troppo fredda, il caffè troppo dolce. Niente le andava bene. Io sono un tipo taciturno e lei parlava, parlava, parlava in continuazione accusandomi di
tutte le imperfezioni delle quali, secondo lei, ero colpevole.
Quella sera chiusi il giornale e con calma decisi quello che “DOVEVO” fare. Lasciai che la tremenda telenovela finisse e poi le dissi che avevo una sorpresa per lei. Mi rispose con uno sguardo
sprezzante e io presi la carrozzina, la portai sul ballatoio e la scaraventai giù dalle scale. Non si mosse più,” L'inquisitore mi fissava, serio e composto. Attesi a lungo che dicesse qualcosa, poi,
con voce piana, sussurrò: “ Quello che lei non sa, amico mio, perché lo ha cancellato dalla mente, è che subito dopo il fatto fu preso da un rimorso terribile che le fece quasi smarrire la ragione,
Quella notte ebbe un infarto e morì. Quella in cui lei si trova è l'anticamera dell'inferno. Sappia che il mio nome è Duvel, sono il diavolo e devo decidere della sua sorte.”
Si alzò e mi venne vicino. Sentii il suo alito caldo mentre si chinava a togliermi le manette. Scorsi nei suoi occhi un baluginio, come di fiamme.
“La mia sentenza, disse, è decisa. Lei non sarà mio ospite, la spedisco in paradiso dove troverà alloggio. Quanto alla morte della nonnina, mi creda, giudico quello che ha fatto poco più che una
marachella”.
Uscì dalla stanza aprendo una porta dietro la quale sembrava fosse scoppiato un incendio e io mi trovai fuori. Ero seduto su una nuvola rosa.
#53
vaco(martedì, 15 dicembre 2015 17:39)
GENTILE E CARA MARIELLA;
RISPONDO AL TUO MSG 48 , in Parliamone
MI CREDI? NON CI SONO RIUSCITO!
RIDO DEL MIO MODO STRANO AHAHAHAHAH
ottavio
#52
Giba(martedì, 15 dicembre 2015 12:02)
Nessuno scherzetto, maestrina dalla penna azzurra (il Napoli!). Fammi finire col dentista o scriverò parolacce. Va bene "Marachelle". Quattro giorni, please.....:)
#51
marileti(martedì, 15 dicembre 2015 11:53)
Alunno GIBA! mi hai fatto lo scherzetto, eh!
Io ci riprovo:
ASSEGNO- come e dove trascorrerò le vacanze di Natale: differenze e similitudini con le vacanze della mia giovinezza
#50
marileti(lunedì, 14 dicembre 2015)
Per Giba e per chi vorrà cimentarsi:
una marachella
#49
Giba(lunedì, 14 dicembre 2015 10:44)
Dammi un tema Mariella, vorrei provarci anch'io. Grazie....
#48
marileti(domenica, 13 dicembre 2015 11:31)
VACO, un piccolo sforzo e un poco di buana volontà ti riporteranno tutto alla mente! Coraggio
#47
vaco(sabato, 12 dicembre 2015 08:58)
SORRIDO DI ME STESSO! IERI SERA MI VENNE CHIARAMENTE IL RACCONTO CHE DESIDERAVO SCRIVERE IN SCRITTURA CREATIVA. STAMANE NON HO TROVATO PIU' NIENTE NELLA MIA MEMORIA! AH AH AH AH!!!JE SUIS UN HOMME
QUI RIT!
AH AH AH AH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
#46
vaco(sabato, 12 dicembre 2015 08:44)
a MARILETI!
BUONGIORNO!
ottavio
#45
Giba(giovedì, 10 dicembre 2015 21:09)
Quello che hai scritto, Sari, è un piccolo capolavoro di logica, di introspezione e di......cuore. Grazie
#44
Sari(giovedì, 10 dicembre 2015 20:57)
“A che serve un libro senza dialoghi né figure?”
Serve a renderlo più mio, a dargli quel corpo e garbo che, secondo me, gli si addicono, a creare una mia storia nella storia.
Marileti, di pesci rossi non so nulla ma cercherò di svolgere il compito.
#43
marileti(giovedì, 10 dicembre 2015 09:56)
Cari alunni,
non sentitevi "costretti". Scrivete solo se e quando vi farà piacere farlo.
BUONA GIORNATA
#42
Stelvia(giovedì, 10 dicembre 2015 08:49)
Marileti cara, prima o poi arrivo anch'io ...
ciao :)
#41
Mariolieto(mercoledì, 09 dicembre 2015 17:17)
Seguendo il consiglio/invito di GIBA in "Parliamone" vengo a tener vivo anche questo "sito", ma in questo periodo sono impelagato con il centenario di guerra sul difficile "gennaio 1916" carico di
avvenimenti anche per la mia vallata sul fonte sud-occidentale del Trentino austroungarico contrapposto al fronte italiano della Lombardia nord-orientale. Chissà che per il gennaio 2016 non ne esca
qualche personaggio di guerra, come suggeritomi da MARILETI!!! Utinam!
#40
marileti(mercoledì, 09 dicembre 2015 09:24)
Un personaggio acquista fisionomia per quello che fa (azione) o per quello che dice (dialoghi)o per quello che pensa (riflessioni).
Non devo scrivere che Tizio è inc...avolato nero, ma devo fargli sbattere un pugno sul tavolo, o prendere a cattive parole un altro personaggio.
Di un personaggio dobbiamo descrivere:
1. l'aspetto fisico
2. il carattere
3. la sua storia personale e il suo modo di vivere
4. i suoi rapporti con gli altri personaggi
I personaggi sono l’asse portante di un racconto, dal momento che sono le loro scelte e le loro azioni che fanno andare avanti la narrazione.
Il primo dato da tenere presente è che un personaggio non è una persona reale ma, come è ovvio, una funzione del racconto e quindi, esistendo solo per creazione del narratore, è impossibile
attribuirgli caratteristiche diverse o ulteriori rispetto a quelle che si possono ricavare direttamente dalla narrazione e che sono funzionali al ruolo che il personaggio gioca nello sviluppo della
storia e all’intenzione comunicativa che l’autore ha in mente.
Qualsiasi personaggio svolge nel racconto una sua funzione. Normalmente si possono individuare dei ruoli di base:
- eroe (colui che compie le azioni importanti del racconto)
- antagonista (colui che si oppone alla realizzazione delle azioni dell’eroe)
- oggetto (l’obiettivo dell’eroe, che nel caso del racconto rosa è, di solito, l’amata/o)
- gli aiutanti (che possono agire a favore dell’eroe o del suo antagonista)
- l’arbitro (che è un personaggio super partes che può far pendere le sorti della storia a favore del protagonista o dell’antagonista)
- il destinatario (che è colui che può incaricare l’eroe di compiere la sua missione, come nel caso delle fiabe, in cui il matrimonio con la principessa è il premio della missione che viene affidata
all’eroe)
Il grado di importanza di un personaggio nel racconto (che naturalmente è legato al ruolo che svolge) è direttamente proporzionale alla quantità e alla qualità delle caratterizzazioni che gli vengono
attribuite nel racconto.
Le caratterizzazioni, per semplificarne l’analisi, possono essere divise in fasci:
FISIOGNOMICO: riguarda l'aspetto fisico, l'età, l'abbigliamento del personaggio
SOCIALE: riguarda la classe di appartenenza, il tipo di lavoro, il grado di inserimento nei rapporti con gli altri, i vincoli familiari
#39
marileti(mercoledì, 09 dicembre 2015 09:23)
Caro Antfrain, mi fa piacere che l'iniziativa ti sia gradita, ma se vuoi metterti in un banco anche tu, sarei più contenta.
#38
Antrefrain(martedì, 08 dicembre 2015 15:55)
Matrimonio di Agosto. Temperatura più elevata di alcuni gradi rispetto alla norma del periodo. Bella gente. Alta borghesia. Qualche celebrità frammista a professionisti affermati e danarosi.
Eleganza diffusa e di gusto certo. Le signore, in particolare, hanno sicuramente saccheggiato famosi atelier che avranno fatto a gara per rappresentarle, farle apparire come degli scrigni preziosi
oltre che costosi, moderatamente ed elegantemente dischiusi per lasciare intravedere più che immaginare i veri tesori che custodiscono. Gli sposi formano una coppia perfetta. Lui alto,
abbronzantissimo, castano di capelli portati abbastanza lunghi. Lei mora, con lunghi,corvini capelli e con fiammanti occhi azzurri spie certe di immensa gioia e uguale voglia di vivere.
La cerimonia religiosa è celebrata in una antica cappella incastonata in un belvedere di architettura vanvitelliana che, per le ridotte dimensioni, quasi obbliga gli invitati a stringere in un
ravvicinato abbraccio la coppia di novelli sposi mentre il Sacerdote,da sempre amico delle rispettive famiglie,rivolge beneauguranti parole.
Il rinfresco è stato preparato e viene servito ai “Mulini Reali” una antica struttura, adibita all’epoca della sua costruzione alla macina di cereali necessari alla corte borbonica e che conserva
intatte e funzionanti le ruote azionate ad acqua.
Un lungo, curatissimo e suggestivo viale d’ingresso, incorniciato da vegetazione rara e preziosa conduce al complesso fatto costruire, a suo tempo, dalla corte borbonica, alla sommità del quale gli
ospiti vengono accolti dai gestori che hanno ristrutturato e ammodernato il complesso dandogli l’attuale destinazione.
Al termine della felice e festosa giornata gli sposi, che l’indomani partiranno per un lungo viaggio, finalmente, si ritirano nella suite messa a loro disposizione dalla proprietà del complesso ove
potranno, finalmente, dar sfogo alla loro passione e,con i loro amplessi, far rivivere e perpetuare il miracolo dell’amore e della vita. Frattanto gli intervenuti, stanchi ma visibilmente contenti,
sciamano per il viale di accesso alla ricerca delle rispettive autovetture che li riporteranno alle loro abitazioni con ancora negli occhi e, forse, con qualche malinconico rimpianto,la prorompente
felicità di quella coppia di giovani sposi.
_________________
Encomiabile iniziativa questa proposta da Marileti. Stimola anche chi sinora è stato restio a mettere per iscritto quanto sentiva di avere e di poter dare. Di ottimo livello quanto sinora si è potuto
leggere
_______________
Questo breve racconto permette di ricavarne altre storie. Si potrebbe scrivere di cosa sarà dei novelli sposi e di ciò che sarà del loro futuro; della storia di alcune delle coppie presenti alla
cerimonia e così di seguito.
#37
marileti(martedì, 08 dicembre 2015 09:36)
ESERCITAZIONE
per MARIO immagina un incontro sul fronte di guerra tra un "ragazzo del '99 e un giovane padre austriaco.
Per SARI immagina di essere il pesce rosso che hai in casa e che osserva te che racconti una favola au bambino.
Per STELVIA immagina di essere una cima innevata che osserva degli sciatori inesperti
#36
marileti(lunedì, 07 dicembre 2015 12:49)
Il fautt, il faut.
Oggi mi sono imbattuta nella seguente:
“A che serve un libro senza dialoghi né figure?” (Alice)
#35
Giba(lunedì, 07 dicembre 2015 12:43)
Cavolo, Marileti! Se "quel ramo del lago di Como che volge...." avesse avuto un contadino come proprietario, sarebbe annegato, pover'uomo. Perdonami lo scherzo. Il faut sourire.....di tanto in tanto.
:)
#34
marileti(lunedì, 07 dicembre 2015 12:35)
Oggi si ricomincia, ragazzi.
IL MONDO E’ UNA MIA RAPPRESENTAZIONE
Avete mai immaginato cosa pensa di voi il vostro gatto, o il vostro cane, o il vostro pesciolino, una formica che state calpestando? Vi siete mai chiesti come descriverebbe la storia dei Promessi
Sposi il contadino “proprietario” di “quel ramo del lago di Como”? (forse si fermerebbe qui). E il vostro letto, il vostro divano, la vostra forchetta, il vostro pc, cosa racconterebbe di voi? E’ una
questione di punti di vista.
La realtà è creata dalla nostra mente. Significa che l’esperienza di due persone che s’incontrano, un saluto, una birra al bar, un viaggio, è diversa per ciascuno. Entrambi, se volessero raccontarla,
la descriverebbero in modo discorde, a partire dalla propria visione del mondo, dalla propria immaginazione. “Il mondo è una mia rappresentazione” scrisse Schopenhauer. Otto miliardi di uomini sulla
terra, ognuno narrerà la propria esperienza, nessuna sarà una descrizione anatomica della realtà, tutte saranno vere.
#33
Giba(lunedì, 07 dicembre 2015 10:06)
Vaco, se vuoi scrivere un racconto fallo qui. Nello stesso spazio in cui scrivi di solito. Poi Marileti lo valuterà. Ciao
#32
vaco(lunedì, 07 dicembre 2015 09:28)
GENTILE MARILETI,
TI CHIEDO UNA CORTESIA. MI PUOI SPIEGARE CPSA DEVO FARE PER PARTECIPARE ALLA TUA INIZIATIVA DELLA SCRITTURA CREATIVA?
TIENI PRESENTE CHE SONO UN POCO RIMBA-
GRAZIE! ottavio
......e non ridere......AHAHAHAH
#31
vaco(domenica, 06 dicembre 2015 03:31)
SONO PROVE SOLTANTO
#30
vaco(domenica, 06 dicembre 2015 03:29)
buongiorno
Ciao! Come va?
vedi l'ora: 3,10
EHEHEHEH
ottavio
#29
vaco(domenica, 06 dicembre 2015 03:21)
BUONGIORNO!!!!!!
ottavio
#28
vaco(sabato, 05 dicembre 2015 18:21)
SALVE!
mi scuso con tutti, e, in speciale modo, con MARILETI.
Da ignorante quale sono, chiedo come o cosa devo fare per leggere o scrivere
qualcosa. Grazie, ottavio
#27
Mariolieto(sabato, 05 dicembre 2015 16:23)
Carissima MARILETI, Grazie della tua cortese pazienza nell'aver voluto leggere il mio "tentativo" buttato giù di fretta tanto per rendere viva ed aggiornata questa tua nuova rubrica. Purtroppo, però,
occupato per circa otto ore al giorno a scrivere ciò che ancora ho in programma, non potrò trovare tempo e spazi a scrivere racconti e romanzi che sono sempre stati fuori dalla mia portata. Tuttavia
ti assicuro che almeno tre o quattro volte al giorno entro in questo "sito" a leggere quanto vi viene proposto e continuerò a leggere anche i "racconti" che le altre Amiche e gli altri Amici
scriveranno. Non-scrivere non vuol certo dire non-léggere; pertanto mi sento presente e qualche riga di compartecipazione saprò certamente trovarla. Scusami se occuperà il mio banco da puro
spettatore e da eventuale "discolo" impertinente. A Te "buon lavoro" e grazie per aver dato tanti motivi di "vita" a tante persone.
#26
marileti(sabato, 05 dicembre 2015 14:01)
Caro Giuliano, non riesco a trovare il post dove TU hai scritto circa "Mondi sommersi" SCUSAMI
#25
Giba(sabato, 05 dicembre 2015 11:04)
Di fronte ai mostri sacri del racconto, non metto penna. Posso soltanto ammirare il gruppo di scrittori "veri" che fanno parte di questa famiglia armoniosa.
Marileti, su Mondi sommersi non mi rispondi, perché? Ciao
#24
marileti(sabato, 05 dicembre 2015 08:44)
Ho ritrovato tra i miei appunti il seguente pezzo che vi posto e che fa proprio al caso vostro. Si' Sari, anche al caso tuo o a quello di Stelvia
"PERSONAGGIO
La prima domanda che uno si fa quando comincia a scrivere un racconto è Che cosa voglio raccontare? La risposta magari è difficile da recuperare, ma già c’è perché nasce insieme alla seconda domanda:
Come lo voglio fare?
I modi di raccontare sono infiniti. Cappuccetto Rosso poteva esser raccontata dalla nonna, dal lupo, dal cacciatore, da Cappuccetto Rosso, da un uccellino che la vede passare. Ha una tradizione
popolare, ma poi è stata ripresa da Perrault, dai fratelli Grimm. E ognuno (Perrault, la nonna o il lupo) la racconterebbe o l’ha raccontata in modo diverso.
Quindi, quando ho in testa un racconto, devo decidere chi è tra i personaggi quello giusto a cui dare la parola, a seconda di cosa pensa, di che ruolo ha, di cosa deve fare. Altrimenti posso decidere
di raccontare la storia da un punto di vista esterno, che veda tutto o solo qualcosa. Devo solo divertirmi a scegliere a chi preferisco dare voce e pensare come sarà.
Ma per farlo dovete tener presente che in un racconto vale la regola dell'economia dei mezzi. I personaggi di un racconto sono esseri compiuti a tutto tondo e pensano e hanno vissuto cose che non
compariranno nella nostra narrazione, ma che li hanno portati fin nel punto che ci mettiamo a raccontare. Tutte cose che influiscono sul loro modo di parlare, se sono loro a farlo, o che devono
condizionare noi nel raccontarli.
Uno dei modi per creare un personaggio in poche parole è un efficace utilizzo dei dialoghi. Mai sottovalutare il potere del dialogo nel trasmettere la personalità di un personaggio. Ogni scambio di
battute deve contribuire alla messa a fuoco principale della storia, non deve essere solo un riempitivo. Come consiglia Stephen King nel suo manuale di scrittura “On writing” (Sperling & Kupfer,
2001): “Quando un dialogo funziona, lo sappiamo. Anche quando non va bene lo sappiamo: stride all'orecchio come uno strumento mal intonato.” Ogni parola messa in bocca ai vostri personaggi deve
contribuire a rivelare il tema del racconto. In caso contrario, il consiglio è essere spietati e tagliare la conversazione come si riattacca la cornetta durante una telefonata inutile o fastidiosa.
D'emblée.
Per scrivere un dialogo che funziona nello spazio stretto di un racconto bisogna che il discorso porti avanti l'azione. Il personaggio è tutto in un racconto e il personaggio è l'azione. Basta tenere
a mente questa semplice regola: l'azione in un racconto è tutto. "
N.B. Del libro di King è uscita in questi giorni una nuova edizione. Io che lessi la prima la trovai utile per scrivere i miei primi racconti
#23
marileti(sabato, 05 dicembre 2015 08:31)
Caro Mario, hai visto che tutto si può?
Il tuo è il racconto di una vita che risulta un poco piatto perchè non hai usato dialighi. Se, per esempio, avessi utilizzato un dialogo per descrivere il patto per il suo primo lavoro, il tutto
sarebbe stato più vivace.
N.B. oggi la d eufonica non si usa più, come mi fece notare qualche tempo fa un giovane professore di italiano (io, infatti, mi sto sforzando di ometterle)
#22
Mariolieto(venerdì, 04 dicembre 2015 22:54)
Ho provato a trasformare in racconto, infiorandolo con la fantasie, una notizia del giorno: una donna morta a 106 anni che non conoscevo e che non so come sia vissuta. Il cronista ha detto solo che
faceva la cuoca, aveva vissuto le due guerre mondiali, aveva cresciuto i sui cinque figli.
*
Sista Elinda era nata nel 1909 in un strano e piccolo paese di montagne, alle falde delle Dolomiti di Brenta, quando la sue terra, dopo ottocento anni di dominio del Principato vescovile, era stata
annessa all’impero austroungarico, e perciò era una fedele suddita dell’imperatore Francesco Giuseppe. Il suo villaggio, fatto di poche centinaia di anime, non era neppure collegata né col
fondovalle, né tanto meno con la città: ci si muoveva solo e sempre a piedi, su e giù per pendii scoscesi, perché su quei pendii montani non vera neppure un metro quadrato di pianura. Crebbe in
fretta, subito immersa in quel fare delle famiglie contadini, con tanto di stalla e di bestiame da accudire, che le ore che doveva passare a scuola era da lei considerate le più belle della giornata,
potendo starsene tranquillamente seduta su quei banchi di legno, con il buco, in altro a destra, nel quale vi era il piccolo calamaio con l’inchiostro da usare nel fare i compiti, su quei quaderni a
righe più o meno larghe, od a quadretti, che i suoi genitori o fratelli più grandi dovevano andare a prender nei centri del fondovalle.
A soli cinque anni venne anche lei travolta dalle tragiche vicende dalla prima guerra mondiale, ma fortunatamente fra i suoi monti non venne a contatto né con miliari e battaglie; ebbe modo di vivere
solo lo strazio vissuto per la partenza dei giovani e non più giovani - anche suo padre e qualche zio – chiamati alle armi, che obbligarono i rimasti a casa ad un maggior carico di lavoro nei campi e
nelle stalle sia in paese che nelle malghe di alta montagna. Sentì anche lei i morsi della fame durante quattro anni che non finivano mai. Quando la sua terra venne annessa al Regno d’Italia era
ancora giovanissima e dovette uscire dalla casa paterna per andare a “fare la serva” presso famiglie abbienti, avendo così l’opportunità di padellare in cucina fino a diventare presto una brava
cuoca, cosicché ebbe modi di essere assunta presso il vicino stabilimento termale e così avere la soddisfazione della propria indipendenza attraverso un professione che la appagava anche come
donna.
Anche a lei, come a quasi tutte le donne del mondo, venne concessa l’esperienza dell’amore: un giovane della sua terra, anche lui dipendente dal suo stesso ambito di lavoro, le fece un po’ la corte,
quasi con leggerezza come si usava allora, e ben presto misero su famiglia con la gioia di cinque figli che le diedero modo di completare la sua esistenza: la professione per il sostentamento
economico, e la famiglia come missione terrena per dare modo all’umanità di mantenersi presente sulla terra attraverso il tempo. Era dolce sentirla, ormai centenaria, sentirla rievocare tana lunga
esistenza: nulla di particolare o d’avventuroso, ma tutta una serie di piccoli particolari della quotidianità vissuta tutto con impegno, sempre presente nel non venire meno né ai propri impegni di
cuoca che ai suoi impegni di moglie e di mamma. I ricordi più salienti quelli delle due guerre: un po’ più affievoliti quelli vissuti dai cinque ai dieci anni, molto più intensi quelli vissuti dal
1940 al 1945, durante i quali si trovava a servire a Milano, sotto quei terribili bombardamenti dal cielo che avevano straziato la città manche tante vittime umane, lasciando tracce indelebili di
dolore in tante famiglie.
È scomparsa pochi giorni fa, ancora nel suo paesello fra il verde dei prati e dei boschi che l’hanno salutata come quando le avevano sorriso tanto tempo fa alla sua nascita. Una vita senza avventure,
se on l’avventura della vita che può diventare un racconto per tramandarne il ricordo.
#21
marileti(venerdì, 04 dicembre 2015 11:52)
In effetti, cara Sari, il problema non è tanto quello di avere un'idea con un finale, ma quello di arrivare dall'incipit alla parola fine in modo coerente.
#20
Sari(venerdì, 04 dicembre 2015 10:54)
Quella prima parte dei passi sintetici dello scrittore che ci presenti, è sicuramente interessante ma credo che per scrivere partendo da un finale occorrano almeno due cose: averlo, quel finale ad
effetto, e avere in mente tutta la vicenda che l'ha provocato.
La maggior parte degli scrittori, stando a quanto ho letto, comincia a scrivere mosso da un'idea per poi lasciarsi trascinare da quella, tanto da pensare di esserne al servizio. Ecco, a me pare che
questa sia la forma più facile dello scrivere che lascia spazio anche a sentimenti e riflessioni che sono spesso più interessanti della storia stessa che si va a raccontare.
#19
marileti(giovedì, 03 dicembre 2015 11:18)
Oggi posto un breve scritto di un autore che ha tenuto corsi di scrittura ALESSIO IARRERA e che trovo efficace nel modo di esporre le cose:
"come si costruisce un racconto?
Passi sintetici per costruire un racconto tenendo ben presente che la caratteristica che lo distingue dal romanzo è la brevità.
1) Partire dal finale.
E’ la regola dello scrittore Edgar Allan Poe ed è anche la mia preferita. Si parte quindi dalla conclusione per intraprendere un percorso all’indietro scrivendo quello che è successo prima del
climax. Il finale deve quindi “spaccare” e lasciare sbalordito il lettore e il percorso all’indietro servire come preparazione al climax. In un mio racconto intitolato La prova di coraggio nel finale
compariva la risoluzione dell’enigma con la comparsa del Diavolo in persona ma prima di quel momento c’erano altre due scene (nel vero senso della parola) che mostravano senza dire (l’indizio della L
stampata sulla porta dell’ufficio del direttore) che in quel mondo ordinario c’era qualcosa che non andava, qualcosa di alieno poi esploso nel climax del finale (infatti quella L stava per Lucifero).
#18
marileti(giovedì, 03 dicembre 2015 10:07)
Cara Stelvia/Vania,
hai fatto un ottimo lavoro, perchè vincere la paura della"pagina bianca" è difficile e mostrare in pubblico ciò di cui si è capaci è altrettanto difficile.
Due osservazioni:
1) La pagina così piena incute paura al lettore e allora cerca di andare più spesso a capo e poi, cerca di usare i dialoghi. Per esempio negli ultimi righi il nonno che parla, introdotto da : e a
capo.
Penso che tu sia già sui monti e potrai salutarli per me.
P.S. hai svolto solo metà del compito
#17
Stelvia(giovedì, 03 dicembre 2015 08:13)
Tenendo conto che io non sono letterata ma costruita con esperienza e con studi tecnici e linguistici, lascio un mio breve scritto allo scopo di migliorare con le correzioni dell'insegnante, in
questo campo a me "straniero". Abbiate pazienza.
"Vania ricordò quella mattina, quando ancor giovane, saliva per la strada acciotolata e molto ripida dei monti con lo zaino sulle spalle che conteneva il pranzo e la merenda delle 4 sia per lei che
per il nonno; la nonna preparava amorevolmente il cibo della giornata con panini e affettati, scatolette di carne o tonno e piselli con due bottiglie di plastica contenenti una caffè e vino per il
nonno e l'altra caffè d'orzo e latte per lei. Era estate, tempo di fienagione e il nonno restava a dormire su nella baita a 1500 metri. Vania era il suo corriere di rifornimento e anche se giovane ma
con gambe buone, si caricava sulle spalle quello zaino di sostentamento giornaliero. Vania aveva un vizio, quello di camminare sopra i muri di sostegno della strada, oh come era bello ! Ogni tanto ce
ne erano alcuni staccati e le facevano perdere l'equilibrio ma a lei questo gioco piaceva e, veloce come una lepre, saltava sulla prossima pietra e rientrava dal bordo del muretto sulla strada.
Purtroppo quella mattina lei non fu così svelta e scivolò dal muretto nel bosco cadendo con tutto il suo peso sopra lo zaino. Lei non si fece un gran che ma il cibo nello zaino si schiacciò così come
le due bottiglie che però non si ruppero. Si rialzò e un po' preoccupata per quanto le avrebbe detto il nonno continuò il suo cammino sulla strada acciotolata e ripida fino ad arrivare alla baita dal
nonno. Vania raccontò semplicemente l'accaduto e il nonno, aggrottando la fronte prima e con un sorriso subito dopo, le disse: bene oggi il ristorante offre pasto per persone senza denti...
Le era andata bene. Si ripropose di non camminare più sulle pietre dei muretti ma io non le ho mai creduto.
#16
marileti(giovedì, 03 dicembre 2015 00:36)
Sari è sempre la prima della classe BRAVA!
Caro Mario, tutte le tue considerazioni sullo stile sono giuste. Per scrivere un racconto, secondo me, dovresti sgombrare la mente da ogni idea preconcetta e buttarti. Se non ricordi nulla della tua
infanzia (non lo credo possibile) inventati qualcosa e mettilo sulla tastiera così come viene. Farai intervenire il censore che è nel tuo cervello in un secondo momento.
Se vuoi fare l'esercizio potresti sempre provare a scrivere una storia (anche una di quelle che fanno parte della Storia) dal punto di vista del vinto o del vincitore.
Buona notte
#15
Mariolieto(mercoledì, 02 dicembre 2015 22:50)
A me tocca proprio fare lo scolaro "discolo", che non ha fatto i compiti, ed il perché in qualche precisazione:
1) durante l'iter scolastico non ho mai trovato insegnanti che mi abbiano proposto il "racconto"; solo diari, riassunti, disquisizioni sugli autori letterari o su argomenti specifici;
2) nelle mie letture - dopo i racconti mensili del "Cuore" deamicisiano alle Elementari (a parte i "gialli" in treno) - sempre e solo storia, geografia e la "saggistica" (Papini, Giuliotti, Peguy,
Ozanam... e qualche autore moderno);
3) entrato in giornalismo solo "cronaca" o "commenti" (tipo "saggi") ma mai un racconto;
4) i miei libri, sia scritti da me che preparati in editing con e per gli altri, solo storia e geografia e diari.
*
Pertanto non saprei neppure quale approccio mi sentieri in capo se mi venisse imposto di scrivere un "racconto". Ovviamente non potrei basarmi che sulla mia vita o su personaggi tratti dalle persone
che ho incontrato. Sarei (e sono) in imbarazzo anche nell'inventarmi quale "trama" sulla o nella quale inserire gli ipotetici personaggi che doveri andare a scegliere fra le centinaia e migliaia di
persone che ho incontrato nei tanti luoghi in cui mi sono trovato. Nella descrizione dei personaggi dovrei usufruire della memoria e negli eventuali "dialoghi" (così spesso necessari nel racconto)
non potrei che usare il mio stile da giornalista (che ovviamente non è quello del racconto/romanzo; tanto è vero che il mio professore per la laurea in storia giapponese - ma scritta in italiano -,
mi ha accusato di avere uno stile da cronaca e non da storico, e voleva addirittura che riscrivessi la tesi "da storico": appunto perché ogni "genere letterario" deve seguire lo specifico
linguaggio).
Ho letto con piacere i due racconti di SARI: io non ne sono capace; li ho gustati, specie nei particolari che la scrittrice riesce ad illustrare con un sacco di vocaboli fra loro squillanti ed
espressivi, ma io non ce la faccio. Ve ne siete già accorti nei miei "Di sera" che i miei scritti sono tanto lontani dalla bellezza e dalla vivacità del racconto, frutto di tanta fantasia; anche
quando risalgo ai miei ricordi li descrivo come una cronaca di giornale, ed è un grave limite. Arriverò a scrivere un "racconto"? Chissà che la nostra brava INSEGNANTE non riesca a trascinarmi anche
su questo genere letterario che fino ad oggi non ha fatto parte del mio tanto scrivere.
Grazie dell vostra pazienza. Il "discolo della classe"!
#14
Sari(mercoledì, 02 dicembre 2015 19:45)
L'alba ghiacciata piace alla signora che, dalla finestra chiusa di un grande palazzo, osserva il panorama invernale. Ha l'aria decisamente soddisfatta mentre sorseggia il caffè bollente che l'ha
"rimessa al mondo", come si suol dire, ma non sa che fra poco, di quell'aria rilassata, non resterà traccia alcuna.
Al balcone del nono piano una signora sta stendendo la muta di suo marito che appende diligentemente a una gruccia fissandola con una molletta da bucato al supporto della tenda parasole. Neppure lei
sa che un improvviso colpo di vento spoglierà la gruccia e farà volare sul prato la preziosa muta.
Qualche piano più sotto l'altra signora, ancora con la tazzina del caffè in mano, vede passare un involucro nero che pare una persona e si sente mancare dallo spavento. S'agita, non sa che fare, chi
chiamare e, velocemente, si veste per tentare di soccorrere il suicida.
S'agita anche la signora del nono piano, quando, passando accanto alla vetrata del balcone, s'accorge della gruccia che penzola vuota. Si sporge e vede il mucchietto nero posato sul prato. Deve
recuperare la muta, indossa la giacca e cerca le chiavi di casa che, all'occorrenza, non si trovano mai al loro posto. Prende quelle di scorta e chiama l'ascensore che apre le porte mostrando il viso
preoccupato della signora dei piani bassi. La saluta e le dice dell'inconveniente. L'altra distende improvvisamente il viso e sorride. Gliene chiede ragione ma quasi non l'ascolta mentre pensa alle
probabili "ferite" della muta e della eventuale reazione del consorte.
Pianterreno, le due signore s'avviano nella stessa direzione... una curiosa e l'altra preoccupata. La muta pare non avere subito danni e la signora in ansia ora è decisamente sollevata ma mentre la
muta è ancora distesa nel prato, un piccione vi deposita il suo ricordino e se ne va.
Ci si arrabbia per la poca creanza? Affatto e allora non resta che abbandonarsi a una risata liberatoria e le due signore lo fanno.
#13
Sari(mercoledì, 02 dicembre 2015 19:42)
Dietro i vetri la giornata appare tersa, chiara e luminosa come solo nelle rigide giornate invernali accade. In accappatoio, sorseggio il caffè che mischia calore aroma e vapore producendo un
miscuglio benefico. Mentre guardo la grande stella che ancora brilla nel cielo luminoso, un involucro scuro mi passa velocemente davanti spaventandomi. I sensi improvvisamente allertati percepiscono,
subito dopo, un tonfo sordo che mi allarma. Mi vesto alla meglio, apro la finestra per guardare dabbasso e vedo una figura scura che giace sul prato, non riesco a capire di cosa si tratti ma mi pare
di scorgere un braccio e sì, anche una gamba, anche se ripiegata in modo anomalo. Il mucchietto scuro è immobile, dai vicini non arriva alcun rumore e mi chiedo se io non sia stata l'unica ad
accorgermi di... del suicidio?
Indecisa chi chiamare, indosso il piumino e decido di scendere con il cellulare in tasca. Sento l'ansia crescere (oddio cosa vedrò?) e mentre pigio il pulsante T dell'ascensore penso ai numeri di
soccorso che conosco a memoria.
L'ascensore sale, evidentemente è stato chiamato dai piani alti e sono quasi felice di poter incontrare qualcuno per condividere l'imminente scoperta.
Sesto, settimo, ottavo...
Le porte s'aprono e la cordiale signora del nono piano entra affannata, saluta e dice che va a recuperare la muta del marito che è appena caduta dal balcone dove l'aveva appesa perchè asciugasse più
in fretta. Spera non si sia sciupata, altrimenti chi lo sente quel brontolone?
Sorrido, lei mi guarda e me ne chiede il perchè. Perchè non è successo niente di grave, dico senza raccontarle dei miei cattivi pensieri. Ma sì, risponde lei, niente di grave, certo, rispetto ai
fattacci che accadono nel mondo.
#12
Giba(mercoledì, 02 dicembre 2015)
Marileti, Roma non fu fatta in un solo giorno. Ieri hai avuto l'entusiasmo, ora attendiamo i tempi di ognuno, devono assimilare, Ciao, cara amica.
#11
marileti(mercoledì, 02 dicembre 2015 12:35)
Cari ragazzi vi vedo impegnati e mi fa piacere
#10
marileti(mercoledì, 02 dicembre 2015 11:14)
Grazie Giba. Comprendi ora perchè la tua biografia("Mondi riemersi") fu scritta in prima persona?
#9
Giba(mercoledì, 02 dicembre 2015 10:08)
Complimenti, queste sono considerazioni sulla struttura del linguaggio preziose perché vaste. Contemplano casi che sembrano singolarmente ovvi ma che, presi in un insieme, rendono chiaro il quadro a
chi dà piglio alla penna per creare uno scritto. Brava Mariella, brava prof!
#8
marileti(mercoledì, 02 dicembre 2015 09:11)
buongiorno
I lezione
IL PUNTO DI VISTA
In un racconto si può parlare in prima persona, sia come autore che come personaggio
vantaggi
1. permette di esprimersi con chiarezza e con profondità perchè si possono esprimere pensieri e dubbi che affiorano alla coscienza del personaggio.
2. Questo modo di raccontare fa presa sul lettore che potrà più facilmente identificarsi con il protagonista/autore.
Svantaggi
1. L'autore può raccontare solo quello nella sua sfera di conoscenza e di esoerienza
2. Non potrà mai raccontare i sentimenti e i pensieri di altri personaggi
3. In un racconto giallo, mistery o comunque di suspance, in cui la tensione viene prodotta anche dal non conoscere la sorte del protagonista, si sa fin dall'inizio che egli è sopravvissuto, tanto
che racconta.
In un raccontosi può parlare in terza persona e ciò vuol dire che l'autore sposta di volta in volta il punto di vista da un personaggio all'altro, secondo le esigenze del racconto.
Nello specifico si possono seguire due vie principali:
1. Il narratore assume un punto di vista onnisciente (sa tutto di tutti, compreso passato, presente e futuro)
2. Il narratore assume un punto di vista interno alla storia.
ESERCIZIO
raccontare un aneddoto (anche una marachella) della propria vita in prima e in terza persona
#7
Stelvia(mercoledì, 02 dicembre 2015 06:56)
Buongiorno, io sono già seduta al mio posto e attendo l'arrivo degli amici e dell' insegnante della scrittura creativa.
#6
marileti(martedì, 01 dicembre 2015 21:05)
Sono già le 21 e sono stanca, ma non ho resistito alla curiosità di leggere qualche nome noto. Come sono felice di vedervi numerosi.
La disposizione dei posti per domani sarà quella scelta da voi, ma... state attenti, perchè non vorrei che quel birichino di Mario da laggiù cominci a lanciare aeroplanini di carta e la dolce Sari
tenda a distrarsi con la scusa che lei da sola non ci sa stare.
A domani
#5
Stelvia(martedì, 01 dicembre 2015 17:29)
Mi siedo anch'io e attendo con gioia la prima lezione.
Grazie anticipatamente per tutto ciò che "incontrerò" certamente di istruttivo.
L'uccellino e l'arcobaleno nella foto sono motlo delicati.
#4
Mariolieto(martedì, 01 dicembre 2015 13:36)
C'è un banco anche per un vecchio come me? È sempre importante cominciare da capo: infatti dicono che il diventare vecchi è tornare bambini. Quindi mi siedo nell'ultimo banca disposto a ricominciare
dalle aste: ossia le aste del terzo Millennio che sono così diverse da quello che ho iniziato a vergare nel 1926.
Grazie a Giba di questa nuova bella trovata ed a MARILETI che ci farà da "maestrina" dalla deamicisiana penna rossa, e dalla mia maestra dal giubbetto a quadri bianchi e rossi del 1° ottobre
1926!
Auguri d'ogni bene!
#3
Giba(martedì, 01 dicembre 2015 13:25)
Marileti, benvenuta nel tuo spazio. Sarà bene avvisare tutti i cari amici che qui si devono trattare esclusivamente problemi riguardanti la SCRITTURA CREATIVA. Se così non avverrà dovrò prima
approvare ogni intervento o creeremmo un doppione di PARLIAMONE. Su RICORDI l'esperienza è stata felice e lo sarà qui. :)
#2
Sari(martedì, 01 dicembre 2015 13:19)
Posso sedermi nel primo banco?
Bell'iniziativa, questa del nostro webmaster (in grande forma).
Grazie per la disponibilità Marileti.
#1
marileti(martedì, 01 dicembre 2015 13:03)
Cari appassionati di scrittura BUONGIORNO
Spero che vi facciate leggere anche solo per un buondì.
Vi aspetto per parlarvi dei pregi e difetti del racconto in prima persona e in terza persona
marileti (giovedì, 16 gennaio 2020 20:12)
La maestra è sempre presente, ma se non seguite il corso...
INPUT: una vacanza fuori dal normale
Sari (lunedì, 02 dicembre 2019 13:24)
La maestra sciopera ad oltranza... dovremo aumentarle lo stipendio. ;)
Sari (mercoledì, 27 novembre 2019 13:04)
Sopra gli scogli
l'infinito è fermo
nega ritorno
Davanti a "Miranda" di John William Waterhouse (haiku 5, 7, 5)
Sari (mercoledì, 20 novembre 2019 11:16)
Cara Madre,
vi scrivo con angoscia dopo l'esperienza rovinosa del naufragio dal quale mio Padre ed io ci siamo a stento salvati. La barca è ancora al largo, sbattuta fra le onde che ruggendo intendono ghermirla... vi chiedo di pregare per me e i marinai che strenuamente lottano per strapparla al mare furibondo. L'isola che ci ha salvati da morte certa, è rocciosa e d'aspetto poco accogliente ma la natura, che finora ci è stata nemica, verrà in nostro soccorso e non moriremo qui, senza speranza e la certezza del ritorno.
So, cara Madre, che questa mia lettera non potrà giungervi perchè nessun messo ve la recherà ma scrivendo mi pare di tenervi qui, accanto a me e di sentire il vostro profumo e le vostre tenere parole.
Vorrei rassicurarvi, anche qui, in questa terra lontana e sconosciuta, non scorderò le buone maniere e sarò obbediente e sincera, come voi mi avete cresciuta.
Vi abbraccio, oh quanto vi abbraccio madre mia... vorrei avervi accanto ma sono lieta non ci siate a vedere i miei capelli scomposti e gli abiti disordinati. So che mi atendono giorni crudi ed esperienze tremende ma... domani è un altro giorno. ;)
La vostra affezionata Miranda.
.........................
Davanti a "Miranda" di John William Waterhouse
eli (sabato, 16 novembre 2019 00:47)
Del verde ormai scolorito
di questi grandi prati
chiusi dentro di me,
saprete trovare il senso?
la libertà, lo sguardo infinito
di chi, con un semplice pennello,
mi ha finito?
marileti (venerdì, 15 novembre 2019 10:43)
Un input: Un quadro racconta
marileti (domenica, 08 ottobre 2017 13:53)
Che piacere leggerti qui, Cara Espero.
Spero che tu non sparisca come la stella, né alla sera, nè al mattino.
Quando vorrai scrivere, non importa se di te o di fantasia, il posto giusto è questo.
Scrivendo scrivendo di sé nascono le autobiografie e terapeuticamente l'animo si alleggerisce
espero (venerdì, 01 settembre 2017 20:17)
Espero il nome che gli antichi romani davano al pianeta Venere , la prima stella della sera e l'ultima del mattino a scomparire. La chiamavano anche Vespero e noi la chiamiamo Venere.
Espero è anche il nome di un vento di ponente.
Perchè questo titolo? Perchè la mia esistenza si è estesa dalla sera alla mattina, inondata da un vento a volte leggero, a volte frizzante, a volte graffiante.E' la storia di una donna nata nel 1949, vissuta a pieno nella 2° parte del '900, secolo la cui anima nel suo complesso è stata disarmante, sia prima che dopo il 1950, anche se per motivi contrastanti.
Il secolo scorso , è coinciso, un giorno dopo l'altro , con rarissimi periodi di silenzio e di pace che se compresi mi avrebbero lasciato il tempo di pensare ed agire in modo consapevole.
marileti (giovedì, 25 maggio 2017 12:59)
Sarò contenta di leggerlo, cara Sari. Ricordavo di aver già trattato l'argomento e anche la muta che volava, ma non trovandone traccia, pensavo di averlo sognato
marileti (lunedì, 22 maggio 2017 20:50)
ti aspetto
Sari (lunedì, 15 maggio 2017 14:48)
Questo esercizio è stato già fatto e io parlai, in prima e terza persona, del volo dal settimo piano di una muta da sub. Sono ancora senza connessione ma ho preparato un raccontino.
marileti (lunedì, 15 maggio 2017 09:01)
Riprendo un argomento già trattato tempo fa, ma che reputo utile:
SCRIVERE IN PRIMA O IN TERZA PERSONA
Scrivere in prima persona consente al lettore di immedesimarsi maggiormente nel personaggio narrato, ma ha come difetto quello che essendo il personaggio narrante uno, egli può conoscere solo ciò che vede o gli accade.
Scrivere in terza persona, invece, consente a chi scrive di conoscere tutto ciò che accade non solo al personaggio principale qui e ora, ma anche ciò che accade o accadde o accadrà ad altri in epoche e luoghi diversi.
Esercitazione: Scrivere un piccolo racconto, massimo un foglio A4 in prima e in terza persona
marileti (domenica, 07 maggio 2017 11:13)
Sono contenta che tu mi segua e so bene per esperienza diretta che la differenza fra fabula è intreccio non è facile da comprendere subito. Coraggio, un po' di tempo e la disamina di come è raccontato il romanzo che stai leggendo, ti renderanno il concetto più chiaro.
Sari (domenica, 07 maggio 2017 09:28)
Ti leggo, Marileti, e sono lieta che tu mi creda così addentro all'argomento scrittura da propormi termini e percorsi così estranei.
L'esercizio finale è interessante e lo eseguirò al termine del libro che sto leggendo.
Grazie.
marileti (mercoledì, 03 maggio 2017 09:52)
L'ordine narrativo: la differenza tra fabula e intreccio
L'autore di un racconto sceglie la successione in cui esporre i fatti narrati.
Può descrivere gli avvenimenti seguendo scrupolosamente il loro ordine logico e cronologico, rendendo molo semplice per il lettore la comprensione della vicenda.
In alternativa può decidere di anticipare degli eventi che in realtà sono avvenuti dopo, introdurre fatti anteriori o mostrare prima gli effetti ed indicare solo in seguito le cause. Ha quindi la possibilità di organizzare il materiale narrativo sovvertendo l'ordine logico e cronologico dei fatti.
Definizioni:
FABULA: è l'ordine logico e cronologico di un insieme di fatti narrati.
INTRECCIO: è l'organizzazione dei fatti narrati così come è stata strutturata dall'autore e costituisce l'ordine narrativo. Quando l'intreccio segue l'ordine logico e cronologico la fabula e l'intreccio coincidono.
ANALESSI o FLASHBACK: ripresa di eventi cronologicamente anteriori.
PROLESSI: anticipazione di eventi.
La centralità dell'intreccio
Nel racconto giallo i fatti presentati dall'autore non seguono quasi mai l'ordine cronologico. In molti racconti, infatti, il delitto o il crimine sono presentati all'inizio della storia e la trama si sviluppa secondo la tecnica dell'analessi, seguendo la ricostruzione degli avvenimenti compiuta dall'investigatore.
Questo consente al lettore di cimentarsi nella risoluzione del caso.
ESERCIZIO:
Dopo la lettura di un racconto giallo elencare i fatti
secondo l’ordine in cui l’autore li presenta
secondo l’ordine in cui si sono svolti nella finzione del racconto
marileti (lunedì, 01 maggio 2017 12:58)
Ma come si costruisce un racconto?
Passi sintetici per costruire un racconto tenendo ben presente che la caratteristica che lo distingue dal romanzo è la brevità.
1) Partire dal finale.
E’ la regola dello scrittore Edgar Allan Poe ed è anche la mia preferita. Si parte quindi dalla conclusione per intraprendere un percorso all’indietro scrivendo quello che è successo prima del climax. Il finale deve quindi “spaccare” e lasciare sbalordito il lettore e il percorso all’indietro servire come preparazione al climax. In un mio racconto intitolato La prova di coraggio nel finale compariva la risoluzione dell’enigma con la comparsa del Diavolo in persona ma prima di quel momento c’erano altre due scene (nel vero senso della parola) che mostravano senza dire (l’indizio della L stampata sulla porta dell’ufficio del direttore) che in quel mondo ordinario c’era qualcosa che non andava, qualcosa di alieno poi esploso nel climax del finale (infatti quella L stava per Lucifero).
2) Scegliere un’idea già usata da altri autori ma cambiarne lo sviluppo, l’ambiente e i personaggi. Una volta scritto il finale, vedere se si possono modificare o invertire le premesse per creare determinati effetti e tenendo conto dell’effetto dato dal finale stesso. Pensate ad esempio che Quattro passi tra le nuvole e Il profumo del mosto selvatico sono lo stesso film ma fatto in due modi diversi. Un’altra tecnica molto utile è quella del rovesciamento, si prende cioè un’idea molto comune e la si rivolta come un calzino prevedendone sviluppi completamente diversi (pensate che Tim Waggoner ha scritto il bellissimo racconto Blackwater Dreams di cui ho curato un adattamento cinematografico, e dove lo zombie non torna per vendicarsi – idea comune e scontata di tutti i film e i racconti horror – ma torna perché si sente solo e ha bisogno della compagnia dell’amichetto scampato all’annegamento, un’idea così ribaltata è davvero molto originale).
3) Partire da una situazione e immaginare una semplice catena di eventi.
Gli eventi devono essere connessi l’uno all’altro dal rapporto di causa-effetto e devono portare allo scioglimento finale. Michael si alza dal letto e Michael è licenziato sono due eventi non connessi da nessun rapporto di causa-effetto. Michael s’è alzato tardi dal letto e per questo è stato licenziato è un’altra cosa. Michael s’è alzato tardi dal letto (causa) e per questo è stato licenziato (effetto) qui il legamento ritardo-licenziamento c’è tutto.
4) Elencare a parte una serie di dettagli che riguardano ciascun elemento della narrazione.
Si può partire dai personaggi (come faccio io, ad esempio ne “La signora dei baci” e ne “Il medicante”), dalle scene, dall’ambiente, dal dialogo, da un’immagine, da una situazione particolare (pensate al ritrovamento del cadavere nei gialli) e provare ad associarli oppure a unirli trovando il collante per una storia, un filo di Arianna che vi aiuti a trovare l’uscita del labirinto evitando come la peste di perdervi strada facendo.
5) Ispirarsi al vissuto, al visto, al letto, all’udito.
Un evento, una storia udita dagli amici o dalla nonna, un articolo di cronaca, una fotografia, un video, un libro, un volto, un quadro, un oggetto, una frase famosa o meno, utilizzando come sempre l’autocritica per non cadere nella propria autobiografia. Elaborarli in un racconto compiuto e che stia in piedi da solo. Vi accorgerete che una storia se ben costruita, va avanti da sola.
Alessio Iarrera
D:\Documents and Settings\mariell\Desktop\SCRITTURA E RISCRITTURA\come scrivere un racconto di alessio iarrera.doc
marileti (sabato, 29 aprile 2017 18:39)
Altro piccolo assegno per chi vorrà distrarsi scrivendo:
Due vecchi amici si incontrano a distanza di molto tempo dall'ultima volta che si sono visti.
Buon lavoro
marileti (giovedì, 13 aprile 2017 21:03)
compito per queste vacanze di Pasqua 2017:
Felicità e anche incontrare di nuovo un vecchio e caro amico
marileti (lunedì, 16 gennaio 2017)
Brava come sempre, Sarina: l'uomo è fatto di dubbi e tu hai espresso bene questo concetto
Sari (lunedì, 16 gennaio 2017 09:59)
Compito.
Quando incontrai il Bambino Gesù
Ti ho mai incontrato per davvero, Bambino Gesù?
Sei nei miei ricordi e nelle preghiere di sempre, ti ho toccato nel presepio e a grandezza naturale sull'altare, ti ho seguito nel tuo percorso di persona e identificato con l'uomo del vangelo, delle parabole e della croce... per questo ho creduto di conoscere tutto di te.
Ma conoscere è un verbo impegnativo, usato spesso a sproposito e anch'io l'ho fatto con te. Improbabili riccioli biondi, sguardo sereno e braccia tese era tutto quel che sapevo di te e a lungo mi è bastato.
Poi ho incontrato un libro piccino per formato e numero di pagine, ma grande nel contenuto. L'autore, Primo Mazzolari, chiede cosa andiamo cercando nel Bimbo del presepio e se siamo lì, davanti alla capanna, per Lui o per noi. La risposta istantanea, e ovvia, mi si è subito gelata sul pensiero e lì è rimasta.
Bambino, ti ho trattato da fratello e da Dio ma spesso mi sono scordata di te e oggi so di non poter dire di conoscerti per davvero... scusami.
Sari (lunedì, 16 gennaio 2017 09:53)
Marileti, io sono all'asilo e tu mi proponi temi universitari. Aspetta che cresca, perbacco. Tu, intanto, dalla cattedra datti da fare. ;)))
marileti (sabato, 07 gennaio 2017 19:48)
Sbalzata tra un PC e l'altro, comincio a scrivere, poi mi devo alzare e poi... tutto perso. Ricomincio e il dramma(esagerata!) si ripete.
Vorrei ricordare a chi entra che un accurato uso del flashback e del flashforward fanno sì che il racconto sia movimentato e sono possibili i colpi di scena.
marileti (sabato, 31 dicembre 2016 01:29)
coraggio a chi entra. Domani proverò anche io- Buona notte
marileti (mercoledì, 21 dicembre 2016 20:22)
Assegno per le vacanze di Natale:
"Quando incontrai il Bambino Gesù"
vaco (giovedì, 18 agosto 2016 10:46)
CHIEDO SCUSA SE DO L'IMPRESSIONE DI USCIRE FUORI ARGOMENTI VARII: E' IL PC CHE MI COSTRINGE COSI', E PROBANI:MENTE, SONO IO CHE NON VALGO NIENTE NELL'USO DEL PC.
NEL SALUTARE MARIELLA MI PERMETTO DI CHIEDERLE A GIBA SE RIESCE A LEGGERE CIO' CHE SCRIVO:
GRAZIE E BUONA GIORNATA.
ottavio
marileti (venerdì, 26 febbraio 2016 16:23)
complimenti al SIG giulianopoe!
Giba (giovedì, 25 febbraio 2016 18:26)
Era stanco. Così finì di mangiare e uscì di casa, guardandosi attorno. Quando usciva era sempre molto cauto. Da sempre sua madre gli aveva insegnato che il mondo è pieno di gente malevola, gente pronta a farti del male anche se ti comporti in modo assolutamente legittimo, in modo naturale. Così usciva di casa solo per procurarsi il cibo, poi si infrattava di nuovo nella sua dimora, al sicuro. Limitava anche i rumori, per paura di ricevere visite indesiderate. Usciva solo la sera, qualche volta. Al buio era più a suo agio, camminava fra le piante del bosco che circondava il suo paese, sfiorando quasi il terreno per non far rumore.
C'era la luna, le stelle riempivano il cielo. Alzò il volto e respirò l'aria della notte con voluttà. Sentiva profumi che gli giungevano dagli alberi, dalle case colme di gente, sentiva perfino l'odore acre del sudore sugli operai che tornavano dal lavoro.
Se ne stava tranquillo, i suoi passi non facevano rumore, gli aghi di pino che tappezzavano il sottobosco erano morbidi e rendevano agile il cammino.
Improvvisamente udì un rumore lieve e gli giunse un odore di fumo di sigaretta. Intravide un lume fra le piante e due persone di mezz'età che imbracciavano due doppiette. "Vedrai, diceva il primo, vedrai Charles che prenderemo quel maledetto, basta avere costanza" e l'altro,"Sono due anni che lo ripeti ma non c'è verso di prenderlo, neppure di vederlo".
Lui si ritirò con grande prudenza, ripercorrendo i suoi passi. Pensò che di sicuro qualcuno doveva averla fatta grossa, per far infuriare così i suoi compaesani e preferì, memore delle raccomandazioni materne, tornare nel suo rifugio.
Scostò, arrivato a casa, le fronde che nascondevano l'ingresso ed entrò nella vasta caverna dove viveva. Si scrollò di dosso l'umidità della notte e, da un angolo sassoso dove lo aveva messo a frollare, addentò i resti della cena. Gli era tornata fame.
Mentre consumava il polpaccio della gamba che aveva staccato dal corpo della donna che giaceva poco distante ricordò la sua voce, quando, andando a caccia, la incontrò fra gli alberi: "Madonnaaa, il lupo mannaro!". Sorrise, la carne era morbida e gustosa.
Sari (martedì, 29 dicembre 2015 21:03)
Marileti, ho fatto una ricerca sulla punteggiatura, scoprendo che ogni casa editrice adotta un virgolettato che mantiene in ogni pubblicazione.
Il trattino è ormai usato solo dalla casa Einaudi e lo trovo comodo perchè, in battitura, non richiede il tasto del maiuscolo e non occorre neppure metterne un altro in chiusura di discorso.
E' stato interessante scoprire le varie forme di virgolettato, grazie.
marileti (martedì, 29 dicembre 2015 10:32)
Non importa che non eseguiate i compiti per le vacanze, purchè scriviate.
Bello il racconto di SARI. Cara amica un'altra volta per indicare il dialogo, però, usa le virgolette perchè i trattini non si usano quasi più.
Sari (lunedì, 28 dicembre 2015 16:22)
Compito: Immagino di essere un pesce rosso che ascolta una nonna che racconta una favola a una nipotina.
- Sono ore che mi stai attorno, Chiol, che ho di così interessante oggi?
- Da ore sei incollato al vetro, Red, pari ipnotizzato e questo tuo atteggiamento mi preoccupa.
- Da quando i granchi si preoccupano dei pesci rossi?
- Da quando hai lo sguardo fisso, Red... mi dici cosa ha catturato il tuo interesse? Io guardo ma non vedo nulla di diverso dal solito.
- Forse dalla tua corazza non passano... ma dalla mia pelle sì... sento delle onde morbide che mi accarezzano e vanno dritto al cuore provocando...
- I pesci rossi hanno un cuore, Red?
- Non lo so, Chiol, ma arrivano in un luogo che chiamo cuore, va bene? E non interrompermi.
- E a quel tuo cuore che succede?
- Succede qualcosa di bello, che mi fa stare bene e mi tiene incollato qui... perchè è da lì, dai due umani che stanno vicini e si parlano, che arriva tutto quel che sto cercando di spiegarti.
- Oh, peccato non essere un pesce rosso e provare quel che provi tu.
- Guarda Chiol, l'umano grande, parla e quello piccolo ascolta rapito, quasi provasse le sensazioni che io chiamo onda.
- Red, pensi ci sia un altro mondo attorno a noi? Un mondo fatto di onde? Tu ed io siamo i più vecchi, qui, e ne abbiamo sentito parlare da chi ci ha preceduto. Si diceva di un altro mondo dove non ci sono solo aria e acqua ma anche una cosa chiamata terra... un qualcosa dove nascono piante come le nostre alghe. E c'è uno spazio immenso pieno d'acqua abitato da tante specie di pesci, di granchi e dove crescono alghe giganti.
- Fandonie Chiol, ci fosse tanta acqua, come dici, dovrebbero esserci pareti di vetro immense e questo non è possibile perchè sono fragili... ricordo il mio povero nonno che morì d'aria per la rottura dell'involucro di vetro che lo conteneva. Secondo me, il mondo è fatto di acqua, di aria e di umani, protetti come noi da pareti di vetro che contengono l'aria di cui hanno bisogno come noi dell'acqua. Tutto qua.
- Ma...
- Zitto Chiol, lasciami ascoltare ancora le onde che mi arrivano, non vorrei che l'umano grande smettesse di parlare e il piccolo di ascoltare, privandomi delle belle sensazioni che si trasmettono... sono loro due insieme, a produrle, ora ho capito. Che questo sia un anticipo di paradiso, ammesso che esista?
- Sfiorami la chela, Red, voglio provare a sentire quel che senti tu.
- Ecco, la mia storia è finita, Bea.
- Ancora nonna, raccontamene un'altra.
- Debbo preparare il pranzo, ne riparleremo dopo.
- Un'altra piccola piccola, ti prego, raccontami una storia con un pesce rosso, come quello che dall'acquario pare ascoltare le nostre chiacchiere.
- Allora... c'era una volta un pesce rosso... come lo potremmo chiamare?
- Red, nonna, chiamiamolo Red.
Stelvia (domenica, 27 dicembre 2015 19:59)
CIMA INNEVATA E GLI SCIATORI INESPERTI
Che stagione anomala questa, un inverno senza neve naturale; solo sul mio berretto è caduta in alcune notti di ottobre e qui si è posata e mi abbraccia fino a primavera tarda.
I miei versanti sono spogli, brulli; gli uomini con i gatti della neve e i cannoni hanno delineato le piste artificiali di neve sparata nelle notti quando il termometro segnava -10/15 gradi circa sotto zero e sono quelle sulle quali arrivano i miei amici sciatori a tenermi compagnia da dicembre a primavera inoltrata. Le cime vicine, amiche di lungo tempo, mi sorridono e sembra mi vogliano abbracciare seguendo il soffio del vento altalenante.
Ma guarda, guarda… ecco che arrivano i primi sciatori quelli temerari, eccoli che svettano prima sui miei “capelli” e poi ai gettano veloci sui miei fianchi preparati a piste artificiali e scendono come fulmini a valle.
Ma laggiù degli inesperti stanno ancora calzando gli sci e aiutati dal loro maestro eccoli salire sulla seggiovia, fra poco arriveranno qui da me così li potrò osservare da vicino.
Non è facile stare dritti sugli sci quando si scende dalla funivia in movimento, anche se lenta, e mettersi ben ritti in piedi pronti per buttarsi a capofitto verso il piano, specialmente se di questo sport non si è pratici.
Le cadute si seguono a ruota tra risa e goffaggine, si rialzano come degli ubriachi, tentennano un equilibrio sempre più fragile e poi di nuovo per terra. Il maestro insegna loro le pose, i vari metodi per guidare gli sci, la postura e, mentre sembra che cominci a funzionare, ecco che si sgancia lo sci a un ragazzo e solo soletto corre a valle. Il maestro veloce come una saetta si getta a recuperare lo sci e pazientemente lo porge al suo allievo.
Sarà la volta buona? Ora si riparte; scendono a zig zag tentennando dietro al maestro.
Ogni anno sempre le stesse scene, le voci, le urla, le cadute e le fragorose risate !
L’anno dopo questi inesperti ritornano e si destreggiano da bravi sciatori , arrancano sui miei fianchi, inforcano gli sci e poi si buttano a capofitto verso il piano per poi riprendere la salita.
Sono passati anni e ancora tanti ne passeranno. Tanti saranno ancora gli inesperti che si eserciteranno sui miei fianchi per trovare il divertimento e lo sfogo di cui hanno bisogno.
Io ho il privilegio di vedere passare le stagioni e in particolare le generazioni sempre più “vestite ad hoc” e sempre più fragili. Da me rafforzano i loro muscoli ma la loro anima e il loro spirito restano sempre più deboli.
Chissà cosa ne sarà ?
Giba (mercoledì, 23 dicembre 2015 16:34)
Ottavio, in questa pagina si scrivono racconti e basta. Non entrare se non vuoi scrivere. Va' su PARLIAMONE e allietaci là con le tue simpatiche battute. Qui no, a meno che tu non voglia partecipare con una novella. Ciao.
marileti (mercoledì, 23 dicembre 2015 12:57)
VACO,
se entri qui è solo per leggere o inserire racconti!
Giba (giovedì, 17 dicembre 2015 10:44)
Grazie signora maestra! :)
marileti (giovedì, 17 dicembre 2015 10:41)
Lo sapevo!
GIBA NON SI SMENTISCE MAI!
So che un tempo era un accanito lettore di gialli, ma credo lo fosse anche di horror. Questa nonnina mi fa pensare a Psyco!
BRAVOOOOOOOOOOOOOO
Ti rispondo solo oggi perchè ho gli operai in casa che devono riparare i danni fattimi dal signore del pian di sopra che ha rinnovato casa usando un trapano elettrico per togliere i pavimenti.
Stelvia (mercoledì, 16 dicembre 2015 20:12)
Molto bella la tua "Marachella" mi piace !
ciao Giba !
Giba (mercoledì, 16 dicembre 2015 12:06)
Detto da un maestro par tuo è un grande elogio; a me par troppo. Grazie ma non voglio più sentirti abbattuto. La vecchiaia è un sentimento, non uno di quei sentimenti a cui piegarsi, non tu almeno, che ancora godi di tanta salute! Un abbraccio.
Mariolieto (mercoledì, 16 dicembre 2015 11:57)
GIBA! Leggo e resto ammirato (come davanti a qualsiasi tuo scritto).
Anche nel "racconto" dimostri il pieno possesso del "bel stil novo" e della lucida razionalità "consequenziale"!
Io... segno il passo; sempre più stanco; comunque...
Giba (mercoledì, 16 dicembre 2015 10:34)
La marachella
Me ne stavo seduto su una scomoda sedia di metallo, i gomiti appoggiati alle ginocchia, chino obbligatoriamente in avanti. Le manette mi costringevano i polsi a una innaturale immobilità. Al di là della scrivania il Giudice taceva. Una scrivania stranamente sgombra da ogni carta, con un solo enorme telefono al centro, fra me e il volto barbuto del Giudice. Vestiva di nero ma, a spiccare sulla camicia di seta rosa era una cravatta rosso fiamma.
Improvvisamente parlò, senza alzare il capo: “Leggo, nella sua pratica, che lei si auto accusa di aver ammazzato sua nonna. Mi risulta che è stata trovata alla base della scalinata interna di casa sua, col collo spezzato. Dica.”
Sbuffai. Era la decima volta che raccontavo alle guardie prima, all'ufficiale comandante poi, la storia del mio delitto. “Veda, signore, ero annoiato e quella sera in televisione trasmettevano una di quelle telenovelas berlusconiane che fanno impazzire, non si capisce perché, le vecchie signore. Avevo deciso, per amor di pace, di leggere il giornale mentre trasmettevano quella pizza, ma neppure questo bastò alla nonna. Mi disse che il fruscio delle pagine le dava fastidio.
Signor Giudice, io alla nonna volevo bene e dopo la morte dei miei genitori me l'ero portata in casa e la accudivo, portandola con la sedia a rotelle ovunque volesse, in bagno, in cucina, a letto. Provvedevo a lavarla e a spogliarla per metterla a letto, la rivestivo al risveglio, la curavo. Ho fatto questo per anni.”
Il Giudice mi guardava con aria perplessa: “Visto che le voleva bene, quale è stata la causa che ha scatenato la sua rabbia?” “Rabbia, no signore, nessuna rabbia. Veda, trovava sempre la minestra troppo salata, la carne troppo cotta, la doccia troppo fredda, il caffè troppo dolce. Niente le andava bene. Io sono un tipo taciturno e lei parlava, parlava, parlava in continuazione accusandomi di tutte le imperfezioni delle quali, secondo lei, ero colpevole.
Quella sera chiusi il giornale e con calma decisi quello che “DOVEVO” fare. Lasciai che la tremenda telenovela finisse e poi le dissi che avevo una sorpresa per lei. Mi rispose con uno sguardo sprezzante e io presi la carrozzina, la portai sul ballatoio e la scaraventai giù dalle scale. Non si mosse più,” L'inquisitore mi fissava, serio e composto. Attesi a lungo che dicesse qualcosa, poi, con voce piana, sussurrò: “ Quello che lei non sa, amico mio, perché lo ha cancellato dalla mente, è che subito dopo il fatto fu preso da un rimorso terribile che le fece quasi smarrire la ragione, Quella notte ebbe un infarto e morì. Quella in cui lei si trova è l'anticamera dell'inferno. Sappia che il mio nome è Duvel, sono il diavolo e devo decidere della sua sorte.”
Si alzò e mi venne vicino. Sentii il suo alito caldo mentre si chinava a togliermi le manette. Scorsi nei suoi occhi un baluginio, come di fiamme.
“La mia sentenza, disse, è decisa. Lei non sarà mio ospite, la spedisco in paradiso dove troverà alloggio. Quanto alla morte della nonnina, mi creda, giudico quello che ha fatto poco più che una marachella”.
Uscì dalla stanza aprendo una porta dietro la quale sembrava fosse scoppiato un incendio e io mi trovai fuori. Ero seduto su una nuvola rosa.
vaco (martedì, 15 dicembre 2015 17:39)
GENTILE E CARA MARIELLA;
RISPONDO AL TUO MSG 48 , in Parliamone
MI CREDI? NON CI SONO RIUSCITO!
RIDO DEL MIO MODO STRANO AHAHAHAHAH
ottavio
Giba (martedì, 15 dicembre 2015 12:02)
Nessuno scherzetto, maestrina dalla penna azzurra (il Napoli!). Fammi finire col dentista o scriverò parolacce. Va bene "Marachelle". Quattro giorni, please.....:)
marileti (martedì, 15 dicembre 2015 11:53)
Alunno GIBA! mi hai fatto lo scherzetto, eh!
Io ci riprovo:
ASSEGNO- come e dove trascorrerò le vacanze di Natale: differenze e similitudini con le vacanze della mia giovinezza
marileti (lunedì, 14 dicembre 2015)
Per Giba e per chi vorrà cimentarsi:
una marachella
Giba (lunedì, 14 dicembre 2015 10:44)
Dammi un tema Mariella, vorrei provarci anch'io. Grazie....
marileti (domenica, 13 dicembre 2015 11:31)
VACO, un piccolo sforzo e un poco di buana volontà ti riporteranno tutto alla mente! Coraggio
vaco (sabato, 12 dicembre 2015 08:58)
SORRIDO DI ME STESSO! IERI SERA MI VENNE CHIARAMENTE IL RACCONTO CHE DESIDERAVO SCRIVERE IN SCRITTURA CREATIVA. STAMANE NON HO TROVATO PIU' NIENTE NELLA MIA MEMORIA! AH AH AH AH!!!JE SUIS UN HOMME QUI RIT!
AH AH AH AH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
vaco (sabato, 12 dicembre 2015 08:44)
a MARILETI!
BUONGIORNO!
ottavio
Giba (giovedì, 10 dicembre 2015 21:09)
Quello che hai scritto, Sari, è un piccolo capolavoro di logica, di introspezione e di......cuore. Grazie
Sari (giovedì, 10 dicembre 2015 20:57)
“A che serve un libro senza dialoghi né figure?”
Serve a renderlo più mio, a dargli quel corpo e garbo che, secondo me, gli si addicono, a creare una mia storia nella storia.
Marileti, di pesci rossi non so nulla ma cercherò di svolgere il compito.
marileti (giovedì, 10 dicembre 2015 09:56)
Cari alunni,
non sentitevi "costretti". Scrivete solo se e quando vi farà piacere farlo.
BUONA GIORNATA